lunedì 4 Agosto 2025
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Amata: Maternità, scelte difficili e silenzi da Venezia

“Amata”, il nuovo film di Elisa Amoruso, si configura come un’intima esplorazione della maternità, un viaggio corale tra scelte difficili, silenzi ancestrali e la ricerca di una luce in territori oscurati.
Lontano dalle narrazioni convenzionali, il film, destinato alle Giornate degli Autori a Venezia 2025 e distribuito nelle sale il 16 ottobre, dipinge il ritratto di due figure femminili distinte ma profondamente intrecciate da un destino condiviso, senza un incontro fisico.
Nunzia (Tecla Insolia), giovane studentessa universitaria, si trova improvvisamente di fronte alla responsabilità di una gravidanza inattesa.
La sua vita, vibrante di promesse, si incrocia con quella di Maddalena (Miriam Leone), donna borghese, moglie del pianista Luca (Stefano Accorsi), intrappolata in un’attesa di maternità che si rivela tormentata da tentativi falliti e aborti spontanei.
Il loro percorso si rivela un labirinto di paure e incertezze, un dramma universale che risuona con la fragilità e la complessità dell’esperienza femminile.

La regista, con sguardo acuto e sensibile, non intende offrire risposte semplici o giudizi morali, ma piuttosto sollevare interrogativi scomodi, aprire un dialogo sul tema della genitorialità e sulle scelte che ne derivano.

L’istituzione della “culla per la vita”, supportata dall’intervento di una psicologa (Donatella Finocchiaro), emerge come un punto di svolta, un’ancora di salvezza in un mare di solitudine.
Si tratta di un gesto che richiede coraggio, un atto di amore verso un bambino che non può essere accolto.
La regista confessa l’esistenza di un elemento autobiografico: un aborto spontaneo che ha segnato profondamente la sua vita, un’esperienza dolorosa che è fin troppo comune tra le donne.
Questa vicinanza al vissuto personale conferisce al film una rara autenticità.
L’opera si colloca saldamente nel genere drammatico, informato da una forte ispirazione cronachistica, come dimostra la sua precedente esperienza con “The Good Mothers” e il lavoro in Scozia su “Dept.
Q”.

Amoruso, affascinata dalla capacità del cinema di illuminare gli angoli più bui della società, aspira a smuovere le coscienze, non attraverso messaggi didascalici, ma attraverso l’emozione e la capacità di creare empatia, evocando l’estetica e la sensibilità di un autore come Truffaut.

Riflettendo sulla sua precedente esperienza con un documentario sulla Ferragni, la regista sottolinea come il contesto sociale e culturale in continua evoluzione plasmi la percezione e la narrazione di un personaggio pubblico, suggerendo che una nuova rielaborazione potrebbe rivelare una storia di ascesa e declino, ben diversa dalla precedente interpretazione.
“Amata” è una produzione congiunta di Memo Films, Indiana Production e Rai Cinema, un progetto che ambisce a lasciare un’impronta significativa nel panorama cinematografico italiano.

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