- pubblicità -
- pubblicità -

Barbara Hannigan: Voce, direzione, metamorfosi.

- Advertisement -

Barbara Hannigan incarna una rara e complessa figura artistica, una chimera di talento che sfida le definizioni convenzionali.

Non si limita a interpretare un ruolo, ma lo plasma, lo decostruisce e lo ricostruisce con una visione che trascende i confini tradizionali tra canto, direzione d’orchestra e, come lei stessa suggerisce, persino l’elemento performativo della danza.

La sua carriera, perciò, non è una mera sequenza di esecuzioni, bensì un percorso di indagine continua, un dialogo costante tra l’artista e l’opera.

Domenica, il pubblico milanese avrà l’opportunità di sondare le profondità di questa unicità in un concerto con la Filarmonica della Scala, un’occasione che la vedrà protagonista in due ruoli apparentemente distinti, ma profondamente interconnessi.
Assumerà il ruolo di soprano, offrendo la sua voce intensa e penetrante, per poi trasformarsi in direttrice d’orchestra, guidando l’orchestra con la stessa passione e perspicacia che caratterizzano la sua interpretazione vocale.
Il programma scelto non è casuale.

Le *Metamorfosi* di Richard Strauss, monumentale partitura orchestrale ispirata alle Metamorfosi di Ovidio, rappresenta un viaggio attraverso la trasformazione e la perdita, un’esplorazione della fragilità dell’esistenza e della capacità dell’arte di trascenderla.
L’opera, un lamento funebre per la Vienna distrutta dalla guerra, è un’allegoria universale del dolore e della resilienza.

A contrasto, o forse in perfetta armonia, segue *La Voix Humaine* di Francis Poulenc.
Questo monologo operistico, intimo e struggente, dipinge il quadro di una donna sola, prigioniera di una conversazione telefonica con l’amato perduto.
Il testo, derivato da una pièce teatrale di Jean Cocteau, è un esempio di minimalismo drammaturgico e musicale, dove la voce umana, isolata e disperata, si confronta con il silenzio e l’assenza.

La performance di Hannigan promette di essere un’immersione profonda nell’angoscia e nella vulnerabilità di questo personaggio, un’esplorazione della solitudine e del desiderio inespresso.
La direzione di Hannigan non sarà semplicemente un atto di conduzione, ma una reazione organica, un dialogo musicale con l’orchestra e con le profondità emotive delle opere.

Si prospetta un concerto dove la voce e la bacchetta non sono strumenti separati, ma estensioni di un’unica, potente visione artistica, un momento di intensa comunione tra solista, orchestra e pubblico.

Un’occasione per testimoniare la nascita di un’esperienza musicale che va al di là delle categorie e si apre a nuove prospettive.

- pubblicità -
- Pubblicità -
- pubblicità -
Sitemap