martedì 26 Agosto 2025
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Biennale a Venezia: Venice4Palestine Intensifica la Pressione

Il collettivo Venice4Palestine intensifica la pressione sulla Biennale di Venezia e sulla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, avanzando una serie di richieste mirate a trasformare l’istituzione in uno spazio di denuncia e solidarietà nei confronti del popolo palestinese.
La nuova missiva, pur rinunciando alla raccolta di firme, rivela una crescente insofferenza verso una risposta percepita come evasiva e non all’altezza della gravità della situazione umanitaria in corso.

Il nucleo della richiesta si articola in due punti fondamentali: la revoca dell’invito a personalità come Gerard Butler e Gal Gadot, individui ritenuti complici, attraverso il loro sostegno pubblico e attivo, delle politiche e delle azioni militari che perpetrano il genocidio e la pulizia etnica in Palestina, e la concessione di una piattaforma equivalente a una delegazione di artisti palestinesi, che possano portare al pubblico una testimonianza diretta e autentica della realtà che vivono.

Il collettivo contesta aspramente la risposta formale giunta dall’ufficio stampa della Biennale, che invoca la tradizione di confronto aperto e sensibilità alle questioni urgenti.

Venice4Palestine riconosce questo principio, ma lo interpreta come un obbligo di ascolto prioritario verso le voci che provengono dal cuore del conflitto, e non come un’opportunità per legittimare figure che ne sono parte integrante.
L’appello non si limita a questo, ma sollecita un impegno attivo da parte della Biennale, tradotto in azioni concrete: l’interruzione di qualsiasi partnership con organizzazioni che supportino, direttamente o indirettamente, il governo israeliano.

Il collettivo accoglie con favore i segnali positivi provenienti da Giornate degli Autori e SNCCI – SIC, e apprezza la risonanza sociale dell’iniziativa, amplificata dai canali indipendenti del Festival.

Tuttavia, la mancata menzione esplicita di Palestina e del genocidio nella comunicazione ufficiale alimenta la sensazione di una distanza incolmabile tra le aspirazioni del collettivo e le azioni della Biennale.
Per Venice4Palestine, un luogo di confronto aperto non può ignorare la verità, ovvero la sofferenza di un popolo e la responsabilità di coloro che la causano.
L’inclusione di opere come “The Voice of Hind Rajab” è vista come un passo positivo, ma insufficiente a compensare la celebrazione di figure che sostengono attivamente il regime israeliano.
La domanda posta è pressante: come conciliare l’omaggio a un artista con la legittimazione di un sistema che nega i diritti fondamentali di un intero popolo? La manifestazione “Stop al genocidio – Palestina libera”, prevista per il 30 agosto al Lido, rappresenta un’ulteriore occasione per la Biennale di dimostrare il proprio impegno, e Venice4Palestine esorta l’istituzione a trovare la formula più appropriata per garantirne il successo.
La sfida è chiara: trasformare la Biennale in un palcoscenico di verità, giustizia e solidarietà umana.

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