Riflettere sulla morte, abbracciarne l’inevitabile presenza, anziché temerla: un percorso che si snoda attraverso culture e sensibilità, interrogando il nostro rapporto con l’esistenza e la sua conclusione.
Frida Opera Musical, con la figura di Catrina interpretata magistralmente da Drusilla Foer, offre una chiave di lettura inedita, profondamente radicata nella tradizione messicana, in netto contrasto con le narrazioni occidentali spesso intriso di angoscia e tabù.
Catrina non è la Morte come la concepiamo noi, figura lugubre e minacciosa, erede di dogmi e paure ancestrali.
È piuttosto una presenza giocosa, quasi una complice, che danza al ritmo della vita, offrendo uno sguardo arguto e, sorprendentemente, liberatorio.
La cultura messicana, con la sua celebrazione del Día de Muertos, ha saputo trasformare il lutto in un momento di festa, di ricordo, di connessione con i propri cari defunti, alleggerendo il peso dell’addio.
Drusilla Foer, incarnando Catrina, incanala questa visione, portandola in scena in un’opera che fonde arte, passione, storia e ideali.
Frida Opera Musical è un viaggio nel Messico del primo Novecento, un’epoca di fermenti rivoluzionari e di profonda trasformazione sociale, attraverso gli occhi di un’artista geniale e tormentata, Frida Kahlo, e il suo appassionato legame con Diego Rivera.
Un’immersione in un mondo di colori vibranti, di musica coinvolgente e di emozioni intense, un inno alla libertà di espressione e alla resilienza dello spirito umano.
La figura di Catrina, per Foer, è molto più di una semplice personificazione della morte.
È un’opportunità per esplorare il significato stesso dell’esistenza, per confrontarsi con l’angoscia del morire e, al contempo, per celebrare la bellezza e la fragilità della vita.
Un tema ricorrente anche nel suo spettacolo “Venere Nemica”, dove l’artista riflette sulla natura conflittuale dell’amore e della morte.
Nell’immaginario di Catrina si celano la tequila, la musica, la danza, la seduzione: un’allegria che cela una profonda saggezza.
Ella sussurra a Frida, tormentata dalle sofferenze e dalle violazioni subite, il segreto di accettare la morte come parte integrante del ciclo vitale.
E questo concetto, per Foer, si colloca in un’epoca storica in cui anche la morte sembra reclamare i propri diritti, tentando di appropriarsi di uno spazio che non le appartiene.
Pur riconoscendo l’esistenza di diverse legislazioni in merito all’eutanasia e al suicidio assistito, Drusilla Foer evita di esprimere un giudizio definitivo, sottolineando la complessità emotiva di tali tematiche.
La sua conclusione è un invito all’onore, alla responsabilità verso se stessi e verso la vita, un omaggio alla memoria di coloro che ci hanno preceduto e un’affermazione della gioia di esistere, anche di fronte alla consapevolezza della propria mortalità.