sabato 4 Ottobre 2025
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Censura nelle scuole USA: un’ombra sulla libertà di lettura.

Un’ombra si allunga sulla libertà di lettura nelle scuole statunitensi.

Un recente studio del Pen America svela una drammatica escalation di censure bibliotecarie, un fenomeno che testimonia una frattura profonda nel tessuto culturale del paese.

Lungi dall’essere un’anomalia isolata, la rimozione sistematica di volumi dalle biblioteche scolastiche si configura come una tendenza consolidata, alimentata da una complessa rete di fattori ideologici, politici e sociali.

Il rapporto “Banned in the USA” documenta un numero preoccupante di casi – oltre 6.800 nell’anno accademico 2024-2025 – che rappresentano un picco storico, sebbene leggermente inferiore rispetto all’anno precedente, ma esponenzialmente superiore a quanto registrato solo pochi anni fa.
Stephen King, con i suoi universi oscuri e le esplorazioni del lato oscuro dell’animo umano, si distingue come l’autore più frequentemente soggetto a divieti, seguito da classici come “Arancia Meccanica” di Anthony Burgess, opera che incarna una profonda critica sociale e filosofica, e da opere che affrontano tematiche sensibili come l’identità di genere (“Forever” di Judy Blume), la resilienza di fronte alla tragedia (“Sold” di Patricia McCormick), la malattia mentale (“Breathless” di Jennifer Niven) e le complesse dinamiche familiari (“opere di Sarah Maas e Jodi Picoult”).
La geografia della censura è segnata da una concentrazione allarmante: l’80% dei divieti proviene da soli tre Stati – Florida, Texas e Tennessee – che, attraverso leggi specifiche, tentano di imporre un controllo ideologico sui materiali didattici.

Questo quadro si contrappone a realtà come Illinois, Maryland e New Jersey, dove le leggi proteggono attivamente la libertà di lettura.

Le motivazioni addotte per giustificare queste rimozioni sono spesso legate a temi considerati “controversi”: rappresentazioni LGBTQ+, questioni razziali, e scene di violenza, spesso estrapolate dal contesto narrativo e presentate come intrinsecamente dannose.

Il fenomeno non si limita a risposte dirette a pressioni esterne, ma si estende a una forma di “censura preventiva”, un meccanismo di auto-censura guidato dalla paura di reazioni negative da parte della comunità, del mondo politico, o dalla minaccia di azioni legali.

Questo clima di sospetto e autocontrollo soffoca la capacità critica e la libertà di espressione degli studenti.

La situazione si complica ulteriormente con l’intervento del governo federale.

Mentre il Dipartimento dell’Istruzione ha sospeso un’iniziativa volta a valutare la legalità dei divieti, il Dipartimento della Difesa ha proceduto alla rimozione di centinaia di libri dalle biblioteche scolastiche destinate ai figli dei militari, in linea con un’azione più ampia contro le iniziative di diversità, equità e inclusione, e contro accuse di “pensiero antiamericano”.
Questa convergenza di forze evidenzia una polarizzazione crescente e una ridefinizione dei confini della libertà di pensiero.

La lotta per la salvaguardia della libertà di lettura si configura quindi come una battaglia più ampia per la difesa dei valori democratici e dell’accesso alla conoscenza.

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