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martedì 11 Novembre 2025

*Così Fan Tutte*: Mozart nel Reality Show Scaligero

La stagione scaligera accoglie un’audace rilettura de *Così fan tutte*, opera che da secoli stimola riflessioni sul labile confine tra amore, fedeltà e convenzione sociale.
Robert Carsen, figura di spicco nel panorama del teatro lirico e drammatico internazionale, si appropria del capolavoro mozartiano e da Ponte, immergendolo in un contesto contemporaneo radicale: il mondo dei reality show.

Lungi dall’essere una semplice trasposizione, l’interpretazione di Carsen deforma e risignifica la narrazione, esponendola a un’analisi impietosa e al contempo giocosa.

La scelta di ambientare l’opera in un reality, evocando format popolari come *Love is Blind*, *Love Island* o *Temptation Island*, non è casuale.

Essa amplifica le ambiguità intrinseche all’opera, dove una scommessa – l’elemento centrale della trama – mette in discussione l’autenticità dei sentimenti e la vulnerabilità dell’animo umano.
Ferrando e Guglielmo, interpretati rispettivamente da Giovanni Sala e Luca Micheletti, si trasformano in protagonisti di un esperimento sociale, manipolati da un sistema di regole e dinamiche prestabilite.

La presenza di figure ricorrenti nei reality – il confessionale, la piscina come luogo di tentazione, le telecamere che catturano espressioni e reazioni – crea un effetto straniante, che mette a disagio lo spettatore, costretto a interrogarsi sul ruolo della finzione e della manipolazione nel mondo dello spettacolo e, per estensione, nella vita stessa.

Don Alfonso (Gerald Finley), il filosofo che innesca la scommessa, e Despina (Sandrine Piau), la vivace cameriera, assumono il ruolo di conduttori del reality, osservando con cinismo e divertimento le vicende dei giovani amanti.
La regia di Carsen si distingue per una sapiente combinazione di elementi visivi e sonori, che esasperano la comicità dell’opera e ne amplificano il significato.
La scenografia, curata con maestria insieme a Luis F.
Carvalho, e le luci, firmate da Peter van Praet, contribuiscono a creare un’atmosfera al tempo stesso kitsch e sofisticata.

L’uso di coreografie, come l’esibizione dei marinai sulla portaerei, introduce un elemento di spettacolarità che sorprende e diverte il pubblico.
La direzione musicale di Alexander Soddy, pur corretto, non raggiunge l’intensità emotiva e la brillantezza della regia.

Nonostante ciò, l’interpretazione del cast è generalmente valida, anche se Finley e Piau appaiono meno incisivi rispetto alla direzione artistica di Carsen. L’esperienza offerta da questa produzione scaligera è profondamente stimolante e invita a una riflessione critica sul ruolo del teatro, dell’amore e della verità nell’era della spettacolarizzazione e della costante sorveglianza.

Un’opera che, grazie all’audace visione di Robert Carsen, si rivela ancora oggi sorprendentemente attuale e provocatoria.

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