Le donne che ho interpretato, attraverso i decenni, sono state voci dissenzienti, fari di coraggio nell’oscurità delle convenzioni.
Ogni ruolo è stato un tassello prezioso, una tessera di un mosaico che celebra la resilienza e l’autodeterminazione femminile.
Ricordo con particolare emozione il mio primo film, *La moglie più bella*, un’opera che affonda le sue radici nella storia vera di Franca Viola, un evento spartiacque nella nostra società.
La sua scelta, un rifiuto categorico del “matrimonio riparatore”, ha rappresentato un atto di ribellione che ha scosso le fondamenta di un sistema giuridico e culturale profondamente arretrato.
Quel gesto coraggioso, la sua semplice ma potente affermazione – “Io non ci sto” – ha incarnato una presa di posizione che ha risuonato in tutta l’Italia, aprendo un varco nella mentalità patriarcale che imprigionava le donne.
La sua vicenda non è solo un racconto del passato; è un monito, un richiamo alla responsabilità che abbiamo nel preservare e proteggere i diritti acquisiti.
Oggi, con gli strumenti di comunicazione e consapevolezza che la tecnologia moderna ci offre, è imperativo non dimenticare la forza intrinseca che risiede in ognuna di noi.
Non si tratta di una forza magica o soprannaturale, ma di una tenacia, un’intelligenza emotiva, una capacità di resilienza che ci permette di affrontare le avversità e di lottare per un futuro più giusto ed equo.
Le donne non possediamo un potere esclusivo, ma siamo custodi di una forza collettiva, un’energia che, quando liberata e indirizzata, può davvero trasformare il mondo.
Questo non implica una sottomissione o un’opposizione violenta, ma piuttosto un cambiamento graduale, un’evoluzione delle coscienze, una capacità di rielaborare le narrazioni che ci sono state imposte e di riscrivere il nostro destino.
È un percorso che richiede coraggio, perseveranza e una profonda fiducia nelle nostre capacità.
Il futuro, inevitabilmente, passa attraverso la nostra voce, la nostra visione, la nostra determinazione a non arrenderci mai.
