Ken Follett e l’Eredità di Pietra: Storia, Immaginazione e il Peso del TempoKen Follett, maestro indiscusso del romanzo storico, si cimenta con una sfida narrativa audace: trasportare il lettore in un’epoca remota, un’era antecedente alla scrittura, nell’alba della civiltà umana, circa 2500 anni prima dell’era comune.
Con “Il Cerchio dei Giorni”, l’autore britannico intraprende un viaggio nell’enigmatico passato di Stonehenge, il monumentale sito neolitico del Regno Unito, un labirinto di pietre erette che ancora oggi suscita interrogativi e ipotesi tra gli studiosi.
L’essenza del romanzo, come rivela Follett, risiede nella creazione di un universo immaginario così vivido da catturare emotivamente il lettore, permettendogli di immedesimarsi nei personaggi e di condividere le loro speranze e le loro paure.
Pur radicandosi in fatti reali, il romanzo storico si concede il lusso dell’immaginazione, una licenza creativa amplificata dalla scarsità di fonti documentarie nell’età della pietra.
L’autore sottolinea come il risultato non sia un’opera di fantasia pura, ma un’interpretazione plausibile, ancorata a elementi noti e altamente probabili.
Un esempio lampante è l’ipotesi, sostenuta anche dall’archeologia, che una struttura in legno abbia preceduto l’imponente monumento in pietra.
L’idea di una ricostruzione, piuttosto che di una creazione ex novo, è resa ancora più credibile dalla consapevolezza che la storia, anche nelle sue manifestazioni più epiche, si dispiega attraverso un processo graduale, un accumulo di gesti e decisioni che si sedimentano nel tempo.
La scelta del legno, poi, è sostituita dalla pietra per la sua intrinseca fragilità, vulnerabile agli incendi, un elemento di precarietà che contrasta con l’aspirazione alla perennità.
Follett, autore di straordinario successo internazionale con oltre 160 milioni di copie vendute, ha precedentemente narrato l’epopeica costruzione di una cattedrale in “I Pilastri della Terra”, un modello che si rivela efficace nel focalizzare la narrazione attorno a un progetto ambizioso, un’opera destinata a lasciare un’impronta duratura.
Questo progetto diventa un catalizzatore per l’evoluzione dei personaggi, sottoposti a prove e tribolazioni, e assume spesso una dimensione spirituale, in questo caso, la trasmissione di un’identità culturale attraverso il tempo.
La costruzione di Stonehenge rappresenta il desiderio di lasciare un’eredità tangibile, visibile per millenni, un segno indelebile nella memoria collettiva.
Il romanzo non elude la tragica realtà del passato.
La guerra, purtroppo, è una costante nella storia umana, testimoniata da ritrovamenti archeologici che narrano di conflitti brutali anche in epoche remote.
La violenza genera violenza, un circolo vizioso che persiste ancora oggi, alimentando tensioni e instabilità, come nel Medio Oriente, dove, nonostante gli sforzi per la pace, le radici di nuovi conflitti continuano a essere piantate.
Riflessioni politiche emergono anche nel giudizio sull’operato dell’ex premier Tony Blair e sulla performance del governo laburista guidato da Keir Starmer.
L’autore, pur riconoscendo la necessità di politiche giuste, sottolinea l’importanza di comunicarle in modo efficace, comprendendo la narrazione come elemento cruciale per la loro accettazione e il loro successo.
Lungi dall’ambizione di ricevere il Premio Nobel per la Letteratura, Follett si dichiara soddisfatto del suo ruolo di narratore di storie che possano intrattenere e appassionare il pubblico.
La sua visione della scrittura è pragmatica e orientata al piacere del lettore, lontana dalle pretese di una letteratura intellettuale e d’élite.
La sua vera ambizione è quella di costruire ponti tra il passato e il presente, offrendo una finestra aperta sull’animo umano e sulle sue incessanti aspirazioni alla conoscenza, alla bellezza e alla sopravvivenza.