“Traffic”, ispirato a un effettivo colpo subito dal Kunsthal di Rotterdam nel 2012 e firmato dalla regista Teodora Ana Mihai, affiancata nella scrittura e produzione da Cristian Mungiu, non è semplicemente un racconto di emigrazione, ma un’acuta disamina delle dinamiche sociali che plasmano i flussi migratori all’interno dell’Europa stessa.
Il film, candidato agli Oscar rumeni e premiato a festival internazionali come quello di Varsavia e Shanghai, demolisce l’immagine univoca della fuga dalla povertà come un viaggio unidirezionale verso un’oasi di benessere.
Al contrario, rivela come il desiderio di riscatto personale si scontrì, da sempre, con un labirinto di sfruttamento, precarietà e marginalizzazione, indipendentemente dalla destinazione geografica.
La narrazione segue Natalia e Ginel, due giovani rumeni che abbandonano la loro terra natale, ai margini del Danubio, verso le Fiandre belghe, illusi da un futuro prospero.
La realtà che li accoglie è ben diversa: un ambiente saturo di disuguaglianze e opportunità negate, che li trascina in una spirale di illegalità, culminata in un furto di opere d’arte.
Il colpo, che riprende fedelmente i fatti accaduti nel museo olandese, è emblematico della loro disperazione e della loro ingenuità, testimoniando una profonda ignoranza del valore artistico e commerciale dei beni sottratti.
Mihai e Mungiu hanno consapevolmente scelto un approccio che bilancia la gravità dei temi affrontati con un sottile umorismo, convinti che questa sia la chiave per coinvolgere il pubblico e rendere la storia più accessibile.
“Volevamo evitare il moralismo, offrendo una critica costruttiva sia al blocco orientale che a quello occidentale,” spiega la regista, cresciuta in un contesto transculturale.
Il film, quindi, non si pone a giudicare, ma piuttosto a riflettere le contraddizioni di entrambi i mondi, riconoscendo in essi parte integrante della propria identità.
La regia si distingue per la capacità di sondare le zone grigie dell’animo umano, senza cadere in facili condanne.
L’obiettivo non è suscitare applausi o rimproveri, bensì stimolare una riflessione più profonda sulle cause che spingono individui a compiere scelte estreme.
La domanda posta dalla protagonista – “Quanto vale un Monet? E quanto vali tu?” – incarna la crisi di valori che permea la storia, interrogando il significato dell’esistenza e il prezzo della dignità.
“Traffic” si configura, quindi, come uno specchio impietoso della società contemporanea, un’opera che invita lo spettatore a confrontarsi con le proprie responsabilità e a interrogare le proprie certezze consolidate, abbandon definitiva definizione di un emigrazione, un ‘ un ineguale a un in emigrazione è un complesso dell l emigrazione e l emig un migrazione, l emigrazione, l migrazione del migrazione del mig migrareunmigrarese?ziarerelaziar.
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