Nel cuore dell’America contemporanea, Rian Johnson reinterpreta il genere del giallo con “Wake Up Dead Man”, il terzo atto di una saga che ha saputo reinventare il modello del “whodunit” alla maniera di Agatha Christie.
Questa volta, il celebre detective Benoit Blanc, con la sua inconfondibile aura di eleganza meridionale e acume investigativo, si trova a disvelare un intricato mistero: l’omicidio del carismatico Monsignor Jefferson Wicks, figura controversa che aveva infiammato gli animi con le sue predicazioni contro i vizi e le debolezze del mondo moderno.
Il film, disponibile su Netflix a partire dal 12 dicembre, presenta un cast stellare che include Josh Brolin, Andrew Scott, Mila Kunis, Jeffrey Wright, Jeremy Renner e Kerry Washington, ma è Glenn Close, nei panni di Martha Delacroix, a emergere come fulcro emotivo e narrativo.
Martha, la perpetua della parrocchia, incarna un’immagine di devozione inappuntabile, celando dietro un velo di rigore e bigottismo un passato segnato da un’esperienza traumatica.
L’attrice, durante una conferenza stampa, ha rivelato un’analogia sorprendente tra il clima di fanatismo religioso rappresentato nel film e la sua stessa infanzia: i suoi genitori furono coinvolti in una setta, la Moral Re-Armament, guidata dal predicatore Frank Buchman. Un’esperienza che l’ha plasmata profondamente, insegnandole il peso dell’obbedienza cieca e il fascino distorto di un’autorità incontestabile.
Questa esperienza personale conferisce a Close una profondità e una veridicità interpretativa che trascendono la semplice recitazione, rendendo il personaggio di Martha non solo una pedina in un gioco di indagini, ma un simbolo delle dinamiche manipolatorie che si celano dietro le facciate della fede.
La parrocchia di “Wake Up Dead Man” si configura dunque come una vera e propria setta, un microcosmo chiuso ed escludente dove la devozione si trasforma in un’arma a doppio taglio.
Martha, consumata dalla sua dedizione a Wicks e alla sua comunità, custodisce un segreto oscuro, un fardello che ne condiziona ogni azione e la rende sospetta agli occhi del detective Blanc.
Il suo look, curato nei minimi dettagli, con i capelli grigi, l’abito nero e la presenza di un crocefisso ereditato dal padre, sottolinea il suo ruolo di figura ieratica e immutabile.
“Ho aggiunto quel crocefisso, un dono di mio padre acquistato in Vaticano negli anni ’60 o ’70.
L’avevo già utilizzato in ‘La casa degli spiriti’, ma si adattava perfettamente al personaggio,” confida l’attrice.
Glenn Close, confessando la sua passione per i classici del giallo, rivela come l’opera di Agatha Christie abbia profondamente influenzato la sua visione del genere.
“Sono una fan dei gialli da quando ero alle scuole superiori.
Amavo il modo in cui Agatha Christie costruiva le sue storie: un ambiente confinato, un gruppo di individui sospetti, un’atmosfera di mistero palpabile.
” L’abilità di Rian Johnson risiede nella sua capacità di fondere la tradizione con la contemporaneità, offrendo un’esperienza di visione che oscilla tra l’ilarità e l’orrore, spingendo lo spettatore a interrogarsi sulla natura umana e le sue potenzialità di oscurità.
La prolificità di Close, nonostante decenni di carriera, non sembra conoscere rallentamenti.
Attualmente impegnata sul set del nuovo capitolo della saga di “Hunger Games” e reduce dalla sua incursione nell’universo di Ryan Murphy con la serie “All’s Fair”, l’attrice dimostra un’energia inesauribile e una continua ricerca di nuove sfide interpretative.
“Sono entusiasta e curiosa,” afferma.
“Fin quando mi proporranno ruoli diversi, non ho alcuna intenzione di fermarmi.
” La sua presenza, come quella di Benoit Blanc, rappresenta un punto fermo in un panorama cinematografico in costante evoluzione, un faro di professionalità e talento che continua ad illuminare il percorso di intere generazioni di artisti.





