Grazia Deledda, l’unica donna italiana a coronare il proprio percorso letterario con il Premio Nobel per la Letteratura nel 1926, emerge come una figura ancora profondamente rilevante per la comprensione della condizione femminile e dell’identità sarda.
Il nuovo film “Grazia”, diretto da Paola Columba, non si propone come un mero biopic, bensì come un’immersione nel processo di formazione di una giovane donna che, attraverso la perseveranza e il coraggio, trascende i limiti imposti da una società patriarcale e da un’epoca storica segnata da convenzioni rigide.
Il film, distribuito da Baby Films, restituisce alla luce un’entroterra sarda di fine Ottocento, un paesaggio culturale intriso di tradizioni secolari, come un prezioso manufatto recuperato dal tempo.
La narrazione si concentra sulla scoperta di sé, sulla ribellione silenziosa contro un destino predeterminato, e sulla trasformazione di un sogno in un progetto di vita concreto e significativo.
La regista, insieme a Fabio Segatori, ha concepito il film come un dialogo intergenerazionale, un’eco del passato che risuona con le aspirazioni e le sfide delle giovani donne contemporanee.
La ricostruzione storica è meticolosa: i costumi, fedeli agli originali conservati al Museo delle Civiltà di Roma, e i duemila oggetti di arredo e di uso quotidiano della tradizione contadina, contribuiscono a creare un’atmosfera autentica e suggestiva.
Anche il treno, un testimone silente dell’epoca, è stato recuperato per le riprese, testimoniando l’impegno filologico del progetto.
La scelta di Barbara Pitzianti come protagonista rivela un’intuizione precisa: la giovane attrice, formatasi all’estero, incarna non solo la somiglianza fisica con la Deledda, ma anche l’intensità e la complessità del personaggio.
Donatella Finocchiaro, interprete intensa e versatile, dona profondità al ruolo della madre, affrontando la sfida di recitare in sardo antico con una preparazione intensiva.
La presenza di Galatea Ranzi, attrice di notevole spessore, nel ruolo di Maria Manca, protofemminista illuminata che intuì il potenziale letterario della giovane Grazia, aggiunge un ulteriore livello di interpretazione e di significato.
L’uscita del film coincide con la riproposizione di “Fior di Sardegna”, il romanzo d’esordio di Grazia Deledda, pubblicato da Catartica Edizioni.
Quest’opera, ambientata nella Nuoro del 1891, offre uno spaccato vivido e originale della Sardegna di fine Ottocento, con uno stile già maturo e una sensibilità verista che preannunciano il successo letterario futuro.
Il romanzo, con il suo finale inaspettato e potente, testimonia la capacità di Deledda di indagare le dinamiche sociali, le passioni umane e le contraddizioni dell’animo umano.
“Fior di Sardegna” e il film “Grazia” si presentano come due facce complementari di una stessa storia, un’occasione per riscoprire una delle voci più autentiche e significative della letteratura italiana, e per riflettere sulla sua eredità culturale e letteraria.