Immaginare un panorama globale governato da figure ispirate alla saggezza di Numa Pompilio, piuttosto che dall’ostentazione di potere di un Tullio Ostilio o dalla tirannia di un Tarquinio il Superbo, evoca un’utopia desiderabile.
La scelta di Enrico Brignano, nel suo ritorno al Teatro Sistina con uno spettacolo dedicato ai Sette Re di Roma, non è casuale: si tratta di una chiave di lettura profondamente significativa per comprendere l’equilibrio precario che ancora oggi caratterizza le relazioni internazionali.
Numa Pompilio, figura mitica eppure evocativa, incarnava un ideale di regalità incentrato sulla pacifica prosperità, sulla profonda venerazione per le leggi divine e sulla contemplazione della natura, simboleggiata dall’amore eterno per la ninfa Egeria.
La sua figura rappresenta un modello di leadership che pone la saggezza e la giustizia al di sopra delle ambizioni militari.
Contrapporre questa immagine a quella di un Tullio Ostilio, il re guerriero che lasciò Roma avvolta in un bagno di sangue, o a quella di Tarquinio il Superbo, il tiranno spodestato per la sua crudeltà, significa interrogarsi sulla natura stessa del potere e sulla sua capacità di costruire o distruggere.
La scelta di Brignano, lungi dall’essere una semplice preferenza personale, è un’esortazione a riflettere.
Ogni nazione, oggi, necessiterebbe di un Numa Pompilio, una guida capace di privilegiare il dialogo, la diplomazia e la ricerca di soluzioni pacifiche ai conflitti.
Non si tratta di negare la necessità della difesa o di idealizzare un passato mitico, ma di recuperare un’etica della leadership che metta al centro il benessere collettivo e il rispetto per i valori fondamentali.
Lo spettacolo, itinerante e destinato a toccare importanti città italiane, offre l’opportunità di rileggere la storia romana attraverso una lente moderna, stimolando un dibattito cruciale sulla responsabilità dei governanti e sull’importanza di coltivare un’umanità che trascenda gli interessi personali e le logiche di potere.
L’eco dei Sette Re risuona ancora oggi, invitandoci a interrogarci su quale tipo di futuro vogliamo costruire e su quali figure dobbiamo emulare per raggiungere un mondo più giusto e pacifico.
La memoria di Numa Pompilio, in questo senso, non è solo un richiamo al passato, ma una bussola per il futuro.