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sabato 15 Novembre 2025

La rete infranta: Holland e la crisi dell’illusione globale.

L’illusione di una rete globale come strumento di emancipazione, capace di colmare le disuguaglianze nell’accesso alla conoscenza e alla voce, si è incrinata di fronte alla realtà del panorama digitale contemporaneo.

Ciò che prometteva un’era di connessione e condivisione si è trasformato, per molti versi, in un catalizzatore di frammentazione sociale, esacerbando divisioni preesistenti e alimentando un clima di crescente polarizzazione.

L’odio e la paura, amplificati dagli algoritmi e dalla velocità con cui le informazioni – vere o false – si propagano, sono diventati elementi centrali del discorso pubblico online.

Questa riflessione amara, condivisa dalla regista Agnieszka Holland, figura di spicco del cinema internazionale, emerge in un contesto di eventi dedicati alla sua opera a Roma, durante il CiakPolska Film Festival e la rassegna “Grandi Classici del Cinema Polacco”.

Holland, con la sua sensibilità acuta e la sua profonda comprensione delle dinamiche umane, ha incarnato in molti dei suoi film le contraddizioni e le ambiguità dell’esistenza, e la sua osservazione sul presente riflette una delusione temperata da una pragmatica lucidità.
La sua ultima opera, “Franz”, un ritratto non convenzionale di Franz Kafka, candidato ufficiale della Polonia agli Academy Award 2026, si presenta come una lente attraverso cui indagare le complessità dell’animo umano e le radici della sua inquietudine.

Kafka, figura emblematica dell’alienazione e dell’angoscia esistenziale, appare meno come un eroe tormentato e più come un uomo fragile, preda delle sue stesse paure e dei suoi dubbi, un individuo vulnerabile in un mondo sempre più complesso e opaco.

La pellicola non intende offrire una biografia esaustiva, ma piuttosto una riflessione sulla condizione umana nell’era moderna, un’epoca segnata dalla precarietà, dall’incertezza e dalla perdita di punti di riferimento.

Il film, come le opere di Holland, si propone di scuotere le coscienze, di stimolare il pensiero critico e di invitare a una riflessione profonda sulle responsabilità individuali e collettive in un mondo sempre più interconnesso, ma anche sempre più diviso.

La sua visione, lungi dall’essere pessimistica, suggerisce la necessità di un esame di coscienza, un’analisi dei meccanismi che alimentano la frammentazione sociale e un impegno attivo per la costruzione di una società più giusta, inclusiva e basata sul dialogo e sulla comprensione reciproca.

Il cinema, in questo contesto, si configura come uno strumento potente per la decostruzione di pregiudizi e per la promozione di una cultura della pace e della tolleranza.

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