Lamberto Bava, figura iconica e imprescindibile del cinema italiano, si è visto conferire a Locarno un prestigioso Pardo d’Onore alla carriera, un riconoscimento che incarna l’impatto profondo e duraturo della sua opera.
L’introduzione del direttore artistico, Giona A.
Nazzaro, ne sottolinea immediatamente la rilevanza, segnalando l’importanza di un percorso artistico che ha saputo reinventare il genere horror e fantasy con un’inconfondibile impronta stilistica.
L’aneddoto che segue, il commento autoironico e leggermente provocatorio del regista stesso, rivela molto più di quanto appaia.
La sua apparente incertezza (“Ancora non so se me lo merito…”) non è semplice modestia, ma una riflessione sulla natura effimera del riconoscimento e sulla complessità del giudizio artistico.
È una presa di distanza da un sistema che spesso riduce la creazione a formule e convenzioni, un modo per invitare il pubblico a guardare oltre le etichette e a riscoprire la genuinità del suo lavoro.
Bava, maestro nell’esplorazione di territori oscuri e fantastici, ha forgiato un cinema caratterizzato da una visione personale e spesso sperimentale.
Dagli esordi con opere di genere, come “Reazione a catena”, fino ai capolavori di horror visionario come “Profondo Rosso” e “Macabro”, il regista ha costantemente sfidato le aspettative, mescolando elementi di suspense, thriller, giallo e folklore con una maestria ineguagliabile.
La sua capacità di creare atmosfere inquietanti, personaggi memorabili e sequenze oniriche lo ha reso un punto di riferimento per generazioni di cineasti.
L’offerta di “restituire” il premio, pur scherzosa, solleva una questione fondamentale: il valore del riconoscimento in un’era in cui la cultura è sempre più soggetta a mercificazione e semplificazione.
La sua idea di “venderlo” è un gesto di ribellione, una provocazione volta a denunciare la trasformazione del cinema in un prodotto di consumo, svogliato e privo di anima.
Tuttavia, la certezza “No, quello mai” che segue rivela un attaccamento profondo al proprio lavoro, alla passione che lo ha animato per decenni e all’eredità che ha lasciato al cinema italiano e mondiale.
Il Pardo d’Onore non è solo un premio, ma un sigillo di stima, un riconoscimento della sua creatività e della sua capacità di aver saputo raccontare storie che, pur nel loro apparente folklore, affrontano temi universali come la paura, la morte, l’amore e la ricerca di identità.
È un premio che Lamberto Bava merita, al di là di qualsiasi dubbio o provocazione.