Il Premio Letterario Caccuri, quattordicesima edizione, ha incoronato “Gaza.
Odio e amore per Israele” di Gad Lerner, un’opera che scava nelle profondità di un conflitto antropologico, politico e morale, elevandolo a paradigma delle tensioni globali.
L’assegnazione del riconoscimento, la Torre d’Argento forgiata dal maestro Affidato, sottolinea la capacità del saggio di Lerner di offrire una lente analitica inedita, disincantata e umanamente complessa, su una realtà spesso ridotta a stereotipi e semplificazioni.
Il conflitto israelo-palestinese, e in particolare la situazione a Gaza, non è solo una disputa territoriale, ma un nodo cruciale che interseca questioni di identità, giustizia, memoria collettiva e responsabilità storica.
Lerner, con la sua esperienza personale di cittadino italiano nato in quella regione, offre una prospettiva interna, un dialogo intimo con la complessità del tema.
La sua riflessione non si limita a denunciare la perpetuazione di una “guerra infinita”, ma individua le radici profonde del suo protrarsi, evidenziando la difficoltà, per una delle parti in conflitto, di trovare una via d’uscita.
L’autore, da decenni sostenitore di un ritiro israeliano dai territori occupati, intravede germi di speranza non tanto nelle dichiarazioni ufficiali, quanto nelle voci silenziose che si levano dalle piazze di Tel Aviv, dalle famiglie degli ostaggi, dai palestinesi stessi che si oppongono al dominio di Hamas.
Queste manifestazioni di dissenso, queste spinte dal basso, incarnano un’utopia che, pur fragile, si presenta come l’unica via per una convivenza possibile, un orizzonte di pace fondato sulla giustizia e il riconoscimento reciproco.
La riflessione di Lerner si estende oltre i confini geografici del conflitto, interrogando le responsabilità della comunità internazionale.
L’autore sottolinea come l’operazione del 7 ottobre abbia rivelato una dinamica inquietante: l’esecuzione di un “lavoro sporco” per l’Occidente, un ruolo che Israele sembra essere stato spinto ad assumere, in una logica di contenimento e proiezione di paure diffuse.
Un’affermazione che riflette un disagio profondo, un’amara constatazione di come il conflitto israelo-palestinese sia diventato un veicolo per proiezioni e ansie che travalicano le specificità del contesto mediorientale.
Il Premio Letterario Caccuri, con la sua ricca e variegata selezione di finalisti – “Spettri” di Monica Maggioni, “L’Eresia liberale” di Alessandro Sallusti, “Trump.
Vita di un presidente contro tutti” di Gennaro Sangiuliano – e i numerosi riconoscimenti speciali, conferma il suo ruolo di piattaforma di dibattito culturale e intellettuale di alto livello.
L’assegnazione del Premio alla Carriera a Vito Teti, l’onorificenza a Antonella Viola per la sua lectio magistralis e il riconoscimento a Piero Marrazzo, Jacopo Veneziani e Antonino De Masi, testimoniano l’impegno del Premio Letterario Caccuri a valorizzare la pluralità delle voci e delle prospettive che contribuiscono a illuminare le complessità del nostro tempo.
Il premio si pone, dunque, come un faro culturale, capace di intercettare e promuovere opere che, pur nella loro diversità, si confrontano con le sfide più urgenti del nostro presente.