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Lisa Gastoni, 90 anni: un’icona silenziosa del cinema.

Lisa Gastoni, un’icona silenziosa del cinema italiano e internazionale, celebra oggi il novantesimo compleanno.

La sua figura, avvolta in un’aura di mistero e una certa riservatezza, incarna un percorso artistico singolare, costellato di scelte inaspettate e un’eccezionale capacità di reinventarsi.

Dopo un debutto teatrale memorabile nel 1979 con “La Celestina”, Gastoni, nata Elisabetta Gastone ad Alassio nel 1935, aveva scelto di allontanarsi dai riflettori, lasciando che il suo talento si affinasse in segreto, tra la pittura e la scrittura, culminando nel romanzo “La madre di Taron” nel 1995.

Il ritorno a schermo, nel 2005, sotto l’abile guida di Ferzan Ozpetek in “Cuore Sacro”, ha segnato una nuova, inattesa stagione, arricchita da successivi progetti televisivi e cinematografici.

La sua storia è intrisa di elementi quasi fiabeschi.
Figlia di una famiglia di albergatori, Lisa ha un legame profondo con il padre, un uomo di silente coraggio antifascista e sensibilità poetica.
La madre, una raffinata irlandese, la conduce a Londra al termine della Seconda Guerra Mondiale, aprendole le porte a un mondo di cultura e opportunità.

L’ingresso nel mondo del cinema avviene in maniera del tutto casuale, dopo un’esperienza come fotomodella.

Il suo debutto, un piccolo ruolo in “Operazione Commandos” (1954), accanto a Dirk Bogarde, è solo un assaggio di un percorso che, pur costellato di registi di spicco come Val Guest, Ken Annakin, Jack Cardiff e Lance Comfort, non la soddisfa pienamente.

La sua bellezza mediterranea, l’incarnato luminoso e gli occhi verdi profondi, la rendono perfetta per i set della nascente Hollywood sul Tevere, dove interpreta spesso regine, principesse e figure femminili di grande fascino.
Tuttavia, Lisa Gastoni non si lascia incasellare.

Rifiuta offerte allettanti, rinunciando a collaborazioni con Michelangelo Antonioni, preferendo intraprendere strade meno battute.
La svolta arriva con “Grazie zia” (1968) di Salvatore Samperi, un film scandaloso e di grande successo che la proietta sui viali più importanti del cinema internazionale.
Il ruolo le avrebbe valso la Palma d’oro a Cannes, se non fosse stata interrotta la competizione a causa delle proteste giovanili del ’68.

Il successo la porta a interpretare ruoli simili, spesso relegandola in stereotipi di “donna matura e affascinante attratta dai giovani”, un’etichetta che lei rifiuta.

Nonostante ciò, la sua filmografia rimane ricca di opere di qualità, come “I sette fratelli Cervi” di Gianni Puccini, “L’amica” di Alberto Lattuada e “Maddalena” di Jerzy Kawalerowicz.
Un’interpretazione particolarmente intensa è quella di Claretta Petacci nel film “Mussolini, ultimo atto” di Carlo Lizzani, al fianco di Rod Steiger.
La decisione di abbandonare il cinema, nel 1971, segna la chiusura di un capitolo.

L’addio è definitivo, motivato da un bisogno di libertà e autenticità.

La sua filosofia di vita si riflette in una frase lapidaria: “Ho cancellato il passato perché nella vita devi viaggiare leggero”.

L’unica eccezione è un breve cameo in “I diafanoidi vengono da Marte”, dove si riconosce in un’immagine riflessa: “Sono proprio io”.
Oggi, mentre celebra il suo novantesimo compleanno, Lisa Gastoni è un’eredità culturale, un esempio di talento inespresso e di scelte coraggiose, un invito a vivere una vita libera da convenzioni e in linea con la propria vera essenza.
Un’esistenza che, a tratti sfuggente e avvolta nel mistero, lascia un’impronta indelebile nella storia del cinema italiano e internazionale.

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