lunedì 11 Agosto 2025
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*L’Italiana in Algeri*: una rivoluzione kitsch tra Rossini e drag queen

Nel cuore del 36° Rossini Opera Festival, il 12 agosto, il Teatro Rossini si appresta a ospitare una rielaborazione audace e innovativa de *L’Italiana in Algeri*, con una scelta registica che sfida le convenzioni e abbraccia l’ibridazione culturale.

La regista Rosetta Cucchi, ispirata dalla profonda riflessione sul tema del travestimento che permea l’opera rossiniana, ha concepito una messa in scena che trascende la mera riproduzione storica, proiettando l’azione in un contesto visivo inaspettato e suggestivo.

Lungi dall’imitare le scenografie orientaleggianti, spesso stereotipate, che caratterizzarono l’epoca della composizione (1813), Cucchi ha optato per un universo estetico in cui il kitsch si fonde con elementi pop e l’energia di Las Vegas dialoga con l’esotismo immaginario.

Questa scelta non è casuale, ma deriva dalla volontà di amplificare il nucleo tematico dell’opera: l’ambiguità, il gioco di identità, la fluidità dei ruoli.
Al centro di questa visione si colloca una figura inattesa, una drag queen proveniente da un collaudato spettacolo teatrale itinerante, un artista che incarna l’essenza stessa del travestimento e dell’arte performativa.
Questa scelta di casting non è solo una trovata scenica, ma un atto di rilettura che invita a riflettere sulla natura della rappresentazione, sulla costruzione delle identità e sulla capacità dell’arte di sovvertire le convenzioni.

La presenza della drag queen, in un contesto operistico tradizionale, crea un cortocircuito inaspettato, un’intersezione tra alta cultura e intrattenimento popolare, che stimola lo spettatore a interrogarsi sui confini tra serietà e leggerezza, tra autenticità e finzione.

L’artista, con la sua performance, non solo interpreta un personaggio, ma incarna un principio: la capacità di reinventarsi, di trascendere i propri limiti, di abbracciare la molteplicità delle identità.
La regia di Cucchi non si limita a una mera trasposizione del libretto, ma ne esplora le implicazioni più profonde, rivelando la sua attualità e la sua capacità di parlare al pubblico contemporaneo.
Attraverso una combinazione audace di elementi visivi, musicali e performativi, *L’Italiana in Algeri* si trasforma in un’esperienza teatrale coinvolgente e provocatoria, un omaggio al genio rossiniano e un invito a guardare il mondo con occhi nuovi.
L’opera, così rielaborata, si configura come una celebrazione della diversità, dell’arte come strumento di liberazione e della potenza trasformatrice del travestimento.

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