mercoledì 6 Agosto 2025
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Locarno: Cinema, Sostenibilità e la Libertà di Fare Film

Il dibattito sulla sostenibilità economica del cinema, e in particolare sull’impiego di incentivi fiscali e finanziamenti pubblici, solleva questioni fondamentali sul ruolo dell’arte nell’era contemporanea.
Giona A.
Nazzaro, direttore artistico del Festival di Locarno, offre una prospettiva illuminante, sottolineando come la libertà di produrre opere anche imperfette sia un privilegio insostituibile delle democrazie.

La sua argomentazione si radica nella constatazione che il cinema, per sua natura, non può essere ridotto a mera operazione commerciale.
Mentre in sistemi autocratici o in economie di mercato puramente orientate al profitto, l’imperativo della redditività soffoca l’innovazione e la sperimentazione, le democrazie possono permettersi il lusso di finanziare opere che, pur non raggiungendo il successo di pubblico, contribuiscono al dibattito culturale e alla crescita intellettuale.
La possibilità di “fare brutti film” non è un fallimento, ma un sintomo di vitalità, un indicatore di un ecosistema artistico florido e diversificato.
Nazzaro non nega l’opportunità di perfezionare il sistema di finanziamento, invocando maggiore trasparenza e criteri di valutazione più accurati.

Tuttavia, rifiuta qualsiasi tentativo di mettere in discussione il principio del sostegno pubblico, consapevole che la sua assenza porterebbe a una drastica riduzione della produzione, limitando l’accesso alla creazione a coloro che già possiedono i mezzi per garantirsi un pubblico.
In questo senso, il sostegno pubblico rappresenta un presidio fondamentale per la diversità culturale, un modo per dare voce a narrazioni altrimenti marginalizzate.

L’edizione 2024 del Festival di Locarno riflette questa visione, con un programma che si propone di esplorare le complessità del nostro tempo.

La selezione delle opere non si limita a documentare gli eventi bellici tramite immagini provenienti dai social media, ma si concentra su storie umane che offrono una prospettiva più profonda e articolata.

La presenza di opere provenienti da aree di conflitto, come il documentario “With Hasan in Gaza” e la premiazione di una società libanese, testimonia l’impegno del festival a dare spazio a voci provenienti da contesti difficili.

La scelta del programma riflette un’apertura all’avventura e al rischio, un desiderio di investire nel presente e di guardare al futuro del cinema con occhi nuovi.

Nazzaro sottolinea la sorpresa di aver convinto Abdellatif Kechiche a presentare “Mektoub, My Love: Canto Due”, così come l’importanza di ospitare Radu Jude e di recuperare un documentario storico su William Burroughs.
La complessità e le tensioni che caratterizzano la Svizzera, un paese multilingue e culturalmente stratificato, si riflettono anche nella programmazione del festival.
La scelta di affrontare temi delicati, in un contesto così frammentato, richiede una sensibilità particolare e un approccio innovativo.
In definitiva, il Festival di Locarno si configura come un laboratorio di idee, un luogo in cui il cinema può esprimere il suo potenziale più profondo, interrogando il presente e immaginando il futuro.

La sua capacità di “toccare i nodi” cruciali del dibattito culturale testimonia la sua rilevanza e la sua vitalità.

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