Venticinque anni di sodalizio artistico, un percorso segnato da una profonda amicizia fraterna: Mads Mikkelsen e Anders Thomas Jensen, una coppia di creativi capaci di reinventare il genere della commedia nera.
*The Last Viking*, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e imminente nelle sale grazie a Plaion, ne è l’ultima, audace incarnazione.
Un’opera che trascende il mero intrattenimento, arricchendosi di elementi drammatici, action e noir, per esplorare con acuta introspezione il complesso universo dell’identità.
Accanto a Mikkelsen, un cast di eccellenze: Nikolaj Lie Kaas, Sofie Grabol, Soren Malling, Bodil Jorgensen, Lars Brygmann.
“Nessuno racconta storie come Anders,” afferma Mikkelsen, con evidente ammirazione.
“La sua visione è una miscela unica di poesia, follia e un’intensità emotiva che raramente si incontra.
Lavorare con lui è un privilegio.
” Il fulcro narrativo ruota attorno ad Anker (Lie Kaas), un rapinatore che, dopo anni di reclusione e il peso di un crimine tragico, aspira a una nuova esistenza.
Prima della sua cattura, aveva affidato al fratello Manfred (interpretato con una performance sconvolgente) il compito di nascondere il bottino della rapina.
Un compito che, apparentemente, Manfred ha dimenticato, scatenando una spirale di eventi inattesi.
La condizione mentale precaria di Manfred, che assume l’alter ego di John Lennon, con conseguenze sia comiche che devastanti, si intreccia con l’incalzante ricerca di un vecchio complice, assetato di denaro e capace di passare dalla cortesia alla violenza più brutale.
“Manfred è come un bambino intrappolato in un corpo adulto, disconnesso dalla realtà,” spiega Mikkelsen.
“Anker è sempre stato il suo custode, il suo punto di riferimento, ed è disposto a tutto pur di non perderlo.
Il suo comportamento è guidato da un’innocenza quasi infantile, una purezza istintiva che lo rende straordinariamente vulnerabile.
“Jensen, nel suo approccio registico, spazia tra la leggerezza dell’umorismo e la profondità dell’indagine psicologica.
“Questa storia ci confronta con le fragilità umane, con il modo in cui costruiamo la nostra realtà di fronte alle crisi.
Spesso, la negazione o la creazione di un’identità alternativa sono meccanismi di difesa inconsci.
” L’interpretazione di Mikkelsen è un vero tour de force.
Jensen lo sfida a creare un personaggio tanto assurdo quanto profondamente umano, capace di suscitare risa e compassione.
“Il tema dell’identità, oggi più che mai rilevante, è assente nel mio personaggio.
Per preservare la connessione con il fratello, decido di reinventarlo come John Lennon, un’icona inafferrabile, al di là delle definizioni e delle convenzioni sociali.
” La sua scelta non è un atto di manipolazione, ma un tentativo disperato di proteggere un legame fraterno indissolubile, un atto d’amore che sfida le leggi del mondo e della ragione.