L’eco di Steve McCurry, voce autorevole della fotografia mondiale, risuona a Firenze, a Palazzo Vecchio, in un contesto stimolante come l’Explorer Symposium, evento inaugurale voluto dalla Fondazione Stefano Ricci.
Più che un semplice intervento, una riflessione lucida sull’essenza del suo mestiere, sul rapporto intimo e complesso tra l’artista e il tempo, tra l’attesa e la realizzazione.
McCurry, autore dell’iconica “Ragazza dagli occhi verdi”, non ha esitato a condividere la sua esperienza, rivelando un percorso costellato di imperfezioni e apprensioni.
Ammette la vastità di immagini sfocate che affollano i suoi archivi, testimonianza tangibile di momenti persi, di occasioni mancate, di quell’ineluttabile senso di incompletezza che accompagna ogni ricerca estetica.
Non si tratta di una confessione di fallimento, bensì di una verità scomoda: la creazione artistica è un processo intrinsecamente legato all’errore, alla sperimentazione, alla capacità di accettare le proprie limitazioni.
Il suo approccio alla fotografia trascende la semplice registrazione di un’immagine.
È un atto di paziente osservazione, un’immersione profonda nella cultura e nella vita delle persone che ritrae.
Riconosce con onestà che spesso il fotografo si trova di fronte all’impossibilità di cogliere l’attimo perfetto.
L’istante significativo, quello che racchiude in sé l’anima di un luogo o di un individuo, non si rivela a comando.
Richiede attesa, un silenzio interiore che permetta di percepire le sottili vibrazioni dell’ambiente circostante.
McCurry invita a perseverare, a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà.
La positività non è una mera retorica, ma una condizione mentale imprescindibile per chi desidera esplorare il mondo e raccontare storie autentiche.
È la fiducia nel processo creativo, la convinzione che anche le immagini apparentemente fallite possano contenere elementi preziosi, spunti inaspettati per nuove narrazioni.
La resilienza, la capacità di rialzarsi dopo ogni caduta, è la qualità che permette al fotografo – e a ogni esploratore – di superare gli ostacoli e di raggiungere la propria visione.
La sua testimonianza, lungi dall’essere un manuale di istruzioni, si configura come un invito a coltivare la sensibilità, la pazienza e la determinazione, qualità essenziali per chiunque aspiri a lasciare un segno nel mondo, attraverso la fotografia o in qualsiasi altra forma di espressione artistica.
Un monito a non arrendersi mai di fronte alle incertezze, perché è proprio nell’abbracciare l’imperfezione che si può accedere alla vera bellezza.








