venerdì 1 Agosto 2025
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Micaela Ramazzotti: tra riposo, ricordi e nuovi progetti

Immersa in un’atmosfera di quiete apparente, tra il brusio vivace di giovani e l’affetto del compagno Claudio Pallitto, Micaela Ramazzotti assapora i giorni estivi, un intermezzo prezioso in attesa della distribuzione de “La guerra di Elena”, film che ha profondamente segnato il suo percorso artistico.

L’opera di Stefano Casertano, auspicabilmente coronata da una prestigiosa anteprima alla Festa di Roma, rappresenta un capitolo significativo in una carriera costellata di successi, un’evoluzione che prosegue con la genesi di una seconda regia, a seguito dell’acclamato debutto con “Felicità”.
Oltre a questo impegno, la Ramazzotti è già proiettata verso due progetti inediti, avvolti nel riserverato segreto dell’industria cinematografica, che la attendono in autunno, alimentando l’entusiasmo dei suoi numerosi ammiratori.

“Questa è una fase di profonda maturità,” rivela l’attrice in un’intervista esclusiva, circondata da una rete di affetti in continua espansione – una vera e propria famiglia allargata, composta dalle figlie del compagno e dalla figlia sua.

“Mi sento meno assillata dall’ansia, più incline alla spensieratezza, come direbbero le nuove generazioni.

“Il soggiorno al festival di Nicola Timpone, culminato con un meritato riconoscimento, ha offerto un’oasi di riposo e riflessione, un respiro necessario dopo l’intenso lavoro profuso nella realizzazione di “Elena”.
La stanchezza, ammette, è controbilanciata dalla consapevolezza di aver onorato pienamente il ruolo, un’interpretazione che ha richiesto un profondo investimento emotivo e fisico.

“Mi sono guadagnata questo momento di pausa,” confessa, con un sorriso che tradisce un’ironia sottile.
L’allenamento fisico, parte integrante della sua routine, è un’abitudine consolidata, un rituale condiviso con Claudio, che funge da personal trainer.

“Mi portava a fare sport outdoor nella Caffarella, pioggia o sole, sembravo Rocky!” esclama, descrivendo un regime vigoroso che ha contribuito a plasmare non solo il suo corpo, ma anche la sua resilienza.
Tuttavia, l’aspetto più impegnativo è stata la resa linguistica del personaggio di Elena Di Porto, una figura storica a cui ha restituito dignità e voce.

La sfida di dominare il dialetto giudeo-romanesco, un idioma antico e quasi estinto, si è rivelata insidiosa per l’attrice, romana di periferia, che inizialmente sottovalutò la difficoltà.

“Pensavo fosse una passeggiata,” ammette, “ma mi ci sono ammalata.

Ho dovuto immergermi completamente in quel linguaggio, per carpire le sfumature e l’anima di un’epoca scomparsa.
” Un percorso di ricerca e studio appassionante, che ha arricchito non solo la sua performance, ma anche la sua comprensione delle radici culturali e linguistiche della sua città.

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