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giovedì 20 Novembre 2025

Muti e l’Orchestra Cherubini: Mozart tra Arte e Denuncia

L’Arte della Direzione: Muti e l’Orchestra Cherubini alla Scoperta di MozartNell’austera eleganza dello spazio “Deposito” della Fondazione Prada, si è aperta una finestra sull’eccellenza musicale e sulla complessità del teatro lirico.
Riccardo Muti, figura monumentale nel panorama dell’opera, ha guidato i giovani talenti dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini in un percorso intensivo dedicato a *Don Giovanni* di Mozart, inaugurando l’edizione 2025 della “Riccardo Muti Italian Opera Academy”.

L’evento, giunto alla terza edizione, rappresenta un’opportunità unica per quattro giovani direttori, provenienti da tutto il mondo, di affinare le proprie capacità sotto la guida di un maestro di tale caratura.
Le giornate di prove, aperte al pubblico, offrono un dietro le quinte prezioso, che spazia dall’approfondimento delle interpretazioni vocali al pianoforte fino alla complessa orchestrazione e all’integrazione con il coro.

Muti, con la sua consueta energia e meticolosità, ha subito sottolineato un aspetto cruciale: la profonda interconnessione tra l’indicazione compositiva e l’esecuzione.
“Piano, ma intenso”, ha esortato l’orchestra, evidenziando come ogni dettaglio, anche il più apparentemente insignificante, contribuisca a creare un’esperienza emotiva completa.
La sua direzione non è solo un atto di comando, ma un dialogo costante con i musicisti, un processo di ricerca e affinamento volto a svelare il cuore pulsante dell’opera.
Ma la serata non si è limitata alla pura tecnica.
Muti ha utilizzato l’occasione per sollevare una questione urgente: la crisi della cultura lirica in Italia.

Con la franchezza che lo contraddistingue, ha denunciato l’inconsistenza delle politiche musicali nazionali, citando l’eliminazione dell’orchestra della RAI come un atto di profondo vergogna.
In contrapposizione, ha evidenziato l’impegno e la vitalità del settore in paesi come la Corea del Sud, che vanta un numero significativamente maggiore di orchestre sinfoniche.

La riflessione si è poi concentrata sulla figura di Mozart e sulla sua capacità di sondare le profondità dell’animo umano.
“Mozart mette in musica i nostri sentimenti, i nostri difetti,” ha affermato Muti, sottolineando come le sue opere siano intessute di verità universali che trascendono il tempo e le culture.

*Don Giovanni*, in particolare, offre un ritratto complesso di un uomo che incarna la ribellione alle convenzioni, un libertino perseguitato dai propri desideri e dal destino.

L’analisi ha esteso la riflessione sul significato ultimo dell’opera, svelando la sottile ambiguità del finale.

La morte di Don Giovanni, lungi dal suscitare un sentimento di liberazione, lascia trasparire un’ombra di rimpianto nelle donne che lo avevano denunciato e perseguito.
Muti ha suggerito una lettura inattesa: forse, dietro la condanna, si cela una perdita, una rinuncia alla libertà e alla passione che Don Giovanni rappresentava.

Infine, il maestro ha sottolineato un punto fondamentale per chiunque si accinga a interpretare un’opera italiana: la conoscenza della lingua.

“Nella musica lirica, esiste una verticalità inestricabile tra parola e suono.

Ogni nota deve essere coerente con l’emozione che la parola esprime.
” Per Muti, la padronanza dell’italiano non è un mero requisito formale, ma una condizione essenziale per poter comprendere appieno la lingua dell’anima che emerge dalla partitura di Mozart e da quella, altrettanto geniale, di Lorenzo Da Ponte.

La difesa della musica italiana, per lui, non è un atto di nazionalismo sterile, ma un impegno appassionato a preservare un patrimonio culturale inestimabile.

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