La ripresa di *Macbeth* del distretto di Mcensk, inaugurando la stagione lirica del Teatro alla Scala, assume per il sovrintendente Fortunato Ortombina una risonanza profondamente personale, ben oltre il valore intrinseco dell’opera stessa.
Si tratta, infatti, di un ritorno a un capitolo fondante del suo percorso professionale e artistico, un’occasione per riannodare un filo che si era saldamente intrecciato con la figura di Myung-Whun Chung.
Il 1992 resta scolpito nella memoria di Ortombina come l’anno in cui, per la prima volta, ebbe modo di osservare la direzione magistrale di Chung, un’esperienza che ha lasciato un’impronta indelebile e gettò le basi per un sodalizio che si preannuncia destinato a segnare un’era per il teatro milanese.
La nomina imminente di Chung a direttore musicale rappresenta, in questo senso, la naturale evoluzione di un rapporto costruito sulla reciproca ammirazione e su una visione condivisa dell’opera lirica.
Il precedente allestimento de *Macbeth* nel 2007, durante il periodo in cui Ortombina ricopriva il ruolo di coordinatore artistico, testimonia ulteriormente la sua affinità con l’opera e con l’estetica del maestro coreano.
Quel ritorno, giunta un tempo successivo, non è casuale, ma rivela una volontà di riappropriarsi di un patrimonio culturale ed emotivo.
L’inclusione di *Macbeth* nel cartellone inaugurale, sebbene programmata dal predecessore Dominique Meyer, si configura ora come un segno premonitore, un’apertura simbolica verso il futuro del teatro, un momento cruciale di transizione e di nuove prospettive.
L’opera, con la sua esplorazione delle ambizioni oscure, del potere corrompente e della fragilità umana, si presta a interpretazioni molteplici e si adatta perfettamente a un contesto di cambiamento e di ripartenza.
La riproposizione di *Macbeth* diventa così un atto di continuità e, allo stesso tempo, di rottura, un invito a riflettere sul ruolo del teatro nel mondo contemporaneo e sulle responsabilità che esso comporta verso il pubblico e la comunità artistica.
È un’occasione per riscoprire un capolavoro shakespeariano in una nuova luce, illuminato dalla sensibilità di un maestro capace di interpretare le passioni umane con profonda intensità e maestria senza pari.
Il destino, in questo caso, sembra aver orchestrato un momento di straordinaria rilevanza per il Teatro alla Scala, un crocevia di emozioni e di significati che promette di aprire nuove e stimolanti pagine nella sua prestigiosa storia.





