Il respiro di un’epoca, la vibrazione di un’eredità: al Padiglione Italia di Expo 2025 Osaka, un’esperienza musicale si configura come un ponte tra passato e futuro.
Filippo Arlia, giovane direttore d’orchestra e pianista, ha avuto l’onore di interpretare, in prima mondiale, il bandoneon appartenuto ad Astor Piazzolla, un’icona indiscussa del tango, donato per l’occasione dalla Fundación Piazzolla, presieduta dalla vedova del Maestro, Laura Escalada Piazzolla.
Un gesto simbolico che trascende la semplice performance musicale, elevandola a celebrazione di un legame culturale profondo.
Per Arlia, classe 1989, questo evento segna un debutto duplice: l’approdo in Giappone e la partecipazione a un’esposizione universale, un palcoscenico globale che amplifica la risonanza del patrimonio artistico italiano.
“Entrare in un luogo così, condividere lo spazio con figure di spicco dell’arte e della cultura, è un’emozione intensa,” afferma Arlia, sottolineando la consapevolezza del ruolo significativo dell’Italia, pur nella sua dimensione geografica contenuta, nel panorama mondiale.
La carriera di Arlia, intessuta di oltre venti album incisi e più di cinquecento concerti in trenta paesi, testimonia la sua versatilità e la sua capacità di spaziare tra generi apparentemente distanti: dalla monumentalità della Nona di Beethoven all’espressività di *Quadri di un’esposizione* di Mussorgsky, fino alla passione del tango di Piazzolla, che lo ha portato a esibirsi anche alla Carnegie Hall di New York.
Il riconoscimento delle cinque stelle dalla rivista tedesca Pizzicato per l’incisione di *María de Buenos Aires* conferma la sua maestria interpretativa e la sua capacità di rendere omaggio a compositori che hanno profondamente segnato la storia della musica.
Il bandoneon di Piazzolla, datato oltre un secolo e non ottimizzato per le esigenze performative contemporanee, incarna molto più del suo valore intrinseco.
È un testimone silente della formazione artistica del Maestro, un depositario delle sue radici, dell’eredità italiana che scorreva nelle sue vene: un padre pugliese, una madre toscana, un legame che Arlia percepisce come naturale e significativo.
La convergenza tra Italia e Argentina, due nazioni accomunate da un’eredità latina, una passione condivisa e le storie di famiglie divise dall’emigrazione, ma unite da un filo invisibile di memoria, si riflette nella sensibilità artistica e culturale di entrambi i paesi.
La sfida artistica più stimolante risiede nell’accostamento del bandoneon e del pianoforte, due strumenti caratterizzati da accordature differenti, che in teoria appaiono incompatibili.
La soluzione risiede nell’abilità di superare i limiti tecnici attraverso l’espressione emotiva, un processo che Arlia paragona alla dinamica di un matrimonio: un percorso di compromessi, dosaggio dei volumi e modulazione dello stile per armonizzare due personalità distinte.
Con una giovinezza che contrasta con la tradizione direttoriale, Arlia festeggerà i suoi 36 anni proprio a Osaka.
Il suo approccio, incentrato sulla comunicazione aperta e accessibile, mira a superare le barriere che spesso separano il pubblico e l’orchestra, avvicinando la musica a un ascolto più ampio e consapevole.
Parallelamente alla sua attività concertistica, Arlia si dedica all’insegnamento al Conservatorio Statale di Musica P.
I.
Tchaikovsky a Nocera Terinese, in Calabria, dove promuove una visione innovativa della formazione musicale.
Crede fermamente nel potenziale della provincia italiana, una realtà viva e pulsante che non necessita di essere abbandonata per la crescita professionale e artistica.
Incoraggia i suoi studenti a conoscere il mondo, ma sottolinea l’importanza di riconoscere il valore del proprio territorio e del proprio patrimonio culturale.
Il futuro di Arlia è costellato di progetti ambiziosi: una tournée in Cina nel 2026, l’incisione di *El Pueblo Joven*, un’opera rara di Piazzolla, e l’esecuzione della Quarta Sinfonia di Čajkovskij al Mozarteum di Salisburgo.
Il ricordo più vivido di questa esperienza a Osaka è l’immagine di un’Italia che celebra l’incontro tra tradizione e innovazione, e di un bandoneon che ritrova la sua voce, risuonando come un messaggio universale.
Per Arlia, la musica non deve aspirare alla perfezione, ma deve “arrivare” al cuore dell’ascoltatore, trasformandosi in un patrimonio condiviso da tutti.