La terza stagione di “Ricciardi”, l’atteso ritorno televisivo del commissario interpretato da Lino Guanciale, si presenta come un’immersione ancora più profonda nell’animo tormentato e nella complessità relazionale del personaggio, attingendo a una selezione di romanzi di Maurizio De Giovanni particolarmente densi di significato.
La presentazione in anteprima al Teatro San Carlo di Napoli, in occasione del Prix Italia, ha sottolineato l’intento di offrire al pubblico un’esperienza narrativa arricchita, capace di superare le aspettative create dalle due precedenti stagioni.
La narrazione si sviluppa nel dicembre 1933, nel cuore di una Napoli fascista soffocante, dove il commissario, diviso tra il dovere e una crescente consapevolezza interiore, si trova a confrontarsi con un corteggiamento inatteso da parte della vicina di casa, Enrica.
Questo nuovo capitolo non si limita a intrecciare una trama sentimentale, ma ne fa un catalizzatore per l’esplorazione di tematiche più ampie: la paternità, il peso della maledizione che lo costringe a condividere l’ultimo pensiero di chi è morto violentemente, e, soprattutto, la lenta emancipazione da un senso di colpa e di isolamento che lo hanno sempre imprigionato.
Maurizio De Giovanni, presente all’anteprima, ha enfatizzato come questa stagione rappresenti un punto di svolta per il personaggio, un percorso di maturazione emotiva e di liberazione interiore.
L’obiettivo, ha spiegato, è stato quello di preservare l’integrità del commissario, evitando di diluirne la profondità e la complessità, come auspicato dallo stesso autore nei romanzi.
Si tratta di un Ricciardi meno rigido, più vulnerabile, pronto ad accogliere l’amore e la gioia di vivere, pur rimanendo legato alla sua tragica condizione.
L’adattamento televisivo non trascura l’importanza del contesto storico e sociale in cui è ambientata la vicenda.
Napoli, con le sue luci e le sue ombre, non è semplicemente uno sfondo, ma un elemento costitutivo dell’identità del personaggio e delle sue storie.
De Giovanni vede nelle sue opere una sorta di cartolina inviata dalla sua città, un messaggio di autenticità e di profonda umanità.
Al di là del successo di pubblico e di critica, l’autore esprime un augurio per Napoli: la consapevolezza.
Una città che troppo spesso vive nel presente, senza interrogarsi sulle proprie potenzialità.
La speranza è che l’impegno per valorizzare le proprie peculiarità possa condurre a un futuro straordinario.
L’eredità di “Ricciardi”, dunque, si estende al di là dell’intrattenimento, divenendo un invito alla riflessione e alla riscoperta di un’identità complessa e affascinante.





