*Sirāt*: Un Viaggio Infernale tra Musica e Redenzione*Sirāt*, opera del regista Oliver Laxe, si configura come un’esperienza cinematografica radicale, un’immersione sensoriale che trascende i confini del genere, oscillando tra il road movie, il dramma familiare e il documentario etnico.
Già acclamato a Cannes con il Premio della Giuria e in lizza per gli Academy Awards, il film, distribuito da Mubi dall’8 gennaio, non è solo una narrazione, ma un rituale, un’esplorazione profonda dell’animo umano e delle sue connessioni con il sacro e il profano.
Il titolo, mutuato dalla tradizione islamica, evoca *Sirāt*, il ponte sottile e precario che separa l’inferno dal paradiso, un’analogia perfetta per il viaggio interiore ed esteriore che attende i protagonisti.
Luis (Sergi López), un uomo taciturno e risoluto, si lancia nella ricerca di sua figlia Marina, una giovane donna in cerca di sé, scomparsa nel cuore pulsante di un rave notturno nel deserto marocchino.
Al suo fianco, il figlio dodicenne e un cane fedele, compongono un nucleo familiare spezzato, in cerca di un legame perduto.
La ricerca si trasforma rapidamente in un’odissea iniziantica, un pellegrinaggio attraverso paesaggi aridi e spiritualmente intensi.
Il film abbraccia la vitalità di una controcultura, documentando con crudo realismo la scena rave marocchina, un universo di corpi in estasi, suoni ipnotici e libertà apparentemente assoluta.
La colonna sonora, curata da David Letellier (Kangding Ray), fonde l’elettronica industrial con le sonorità tradizionali del Maghreb, creando un’atmosfera suggestiva e al tempo stesso angosciante.
Laxe, autore di una visione cinematografica unica, rifiuta le convenzioni narrative, preferendo un approccio contemplativo e partecipativo.
Il film è popolato da figure marginali, anime ferite alla ricerca di redenzione, che si rivelano compagni di viaggio inaspettati.
Tra esordienti e attori professionisti, si crea un’alchimia umana potente, un coro di voci che raccontano storie di esclusione, di resilienza e di speranza.
“Questo è un film che mi ha posseduto per molto tempo,” confessa Laxe, “un’opera che doveva essere vissuta, non solo guardata, un’esperienza catartica che scava nelle profondità del dolore e della gioia, rivelando la loro inestricabile connessione.
” Sergi López, l’unico attore professionista, descrive la sua interpretazione come un’esperienza trascendentale, un abbandono all’istinto e all’inconscio.
*Sirāt* non è solo un film sulla famiglia, sulla perdita e sulla ricerca, ma un’indagine sulla condizione umana, un’esplorazione del confine tra la realtà e l’illusione.
L’influenza di Tarkovsky è evidente nella sua capacità di evocare atmosfere oniriche e di suggerire significati più profondi, al di là della superficie narrativa.
Il film, candidato agli Oscar e agli European Film Awards, si presenta come una sfida per lo spettatore, un invito a confrontarsi con le proprie ombre e a cercare la luce in un mondo in continuo mutamento.
Un’opera che, pur nella sua crudezza, lascia intravedere un barlume di speranza, un sussurro di redenzione che risuona nell’arido paesaggio del deserto.





