Immersi nella penombra delle Scuderie del Quirinale, un’esplosione cromatica si dispiega, evocando la grandezza e la spiritualità dell’antico Egitto.
L’esperienza “Tesori dei Faraoni”, eccezionalmente presente fino al 3 maggio, non è semplicemente una mostra, ma un viaggio sensoriale attraverso un mondo intriso di simbolismo e maestria artigianale.
Il blu intenso, quasi ipnotico, dei lapislazzuli impreziosisce le superfici, richiamando il cielo notturno, sede degli dei e garante del ciclo eterno della vita.
L’oro, non un mero ornamento, ma simbolo di immortalità e divinità, risplende sui sarcofagi, evocando la pelle ambrata dei faraoni, considerati intermediari tra il mondo umano e quello divino.
Accanto, l’alabastro bianco dei vasi canopi, custodi degli organi vitali estirpati durante la mummificazione, pulsa di una purezza che rimanda alla speranza di una rinascita spirituale.
Questi oggetti, apparentemente freddi e inanimati, erano carichi di significato, elementi essenziali per il viaggio dell’anima nell’aldilà.
Il nero, spesso associato all’oscurità nella cultura occidentale, assume in Egitto un significato profondamente positivo.
Rappresenta il *kemet*, la terra nera fertile, il fango primordiale che si deposita lungo le rive del Nilo, fonte di vita e prosperità.
È il colore della creazione, del rigenerarsi costante, un ciclo in cui il deserto arido si trasforma in un’esplosione di vegetazione e la scrittura si materializza sui papiri.
La mostra, con la sua durata eccezionale, ambisce a celebrare la ricchezza e la complessità di una civiltà millenaria, offrendo al pubblico un’immersione totale nella cultura, nell’arte e nelle credenze di un popolo che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’umanità.
Non si tratta solo di ammirare reperti straordinari, ma di comprendere il profondo legame tra l’uomo, la natura e il divino nell’antico Egitto, un legame che continua a affascinare e ispirare.







