La 43a edizione del Torino Film Festival, sotto la direzione artistica di Giulio Base, si configura come un crogiolo di voci cinematografiche internazionali, un palcoscenico per opere che aspirano a lasciare un’impronta duratura, a prescindere dalla perfezione formale.
La ricchezza del cartellone, composto da centoventi titoli, riflette un’attenzione particolare alla narrazione che scava nell’animo umano, esplorando tematiche complesse con un coraggio inusuale.
Il festival, che si terrà dal 21 al 29 novembre, vede convergere talenti di calibro mondiale: Spike Lee, Vanessa Redgrave, Franco Nero, Juliette Binoche, Daniel Brühl, James Franco, Terry Gilliam, Claude Lelouch, Aleksandr Sokurov, Hanna Schygulla, Jacqueline Bisset, Stefania Sandrelli, Sergio Castellitto, Barbara Bobulova, Fortunato Cerlino e Pilar Fogliati, solo per citarne alcuni, arricchendo l’evento di un’aura di prestigio.
In controtendenza rispetto ad altri festival, la selezione pone l’accento sul cinema in senso stretto, escludendo le serie televisive non per snobismo, bensì per salvaguardare l’identità e le peculiarità di un’arte che si distingue per la sua capacità di condensare l’esperienza in un arco temporale definito.
La ricerca dei film si basa su un criterio preciso: non la ricerca della perfezione tecnica, ma la capacità di suscitare emozioni, di imprimere un’immagine indelebile nella memoria dello spettatore.
Sebbene non vi sia un filo conduttore esplicito, emerge un tema ricorrente, quello dell’infanzia ferita, un terreno fertile per esplorare le fragilità umane e le cicatrici che ne derivano.
“Ida Who Sang So Badly Even the Dead Rose Up and Joined Her in Song”, diretto da Ester Ivakič, ne è un esempio emblematico, narrando attraverso un titolo evocativo la storia di una bambina il cui canto stonato sembra sfidare le leggi della natura.
Analogamente, “Mothers” di Alice Tomassini affronta il tema della maternità in un contesto drammatico, raccontando le vicende di donne cambogiane coinvolte in pratiche di maternità surrogata e perseguitate per questo.
Marianne Métivier, con “Ailleurs la nuit”, indaga la ricerca di trasformazione personale attraverso le storie di quattro donne, mentre Amy Wang, in “Slanted”, affronta il tema complesso dell’identità culturale e dell’assimilazione in modo visivamente potente.
La sezione fuori concorso presenta opere che spaziano dal genere romantico-fantastico con “Eternity” di David Freyne, che trasporta lo spettatore in un aldilà dove l’eternità è condivisa, al thriller musicale “Highest 2 Lowest” di Spike Lee, un’immersione nel mondo della musica.
Di notevole interesse è anche “Nuremberg” di James Vanderbilt, un dramma storico che ricostruisce il processo ai gerarchi nazisti, interpretato da un cast di straordinaria fattura.
La sezione Zibaldone offre spunti di riflessione inediti, come in “Zorro” di Sergio Castellitto, un’opera che mescola realtà e finzione, in cui un attore senzatetto e un uomo che si fa chiamare Zorro si confondono in un gioco di percezioni.
In un omaggio alla cinematografia italiana, Jacqueline Bisset presenta “La donna della domenica” di Luigi Comencini, mentre Stefania Sandrelli introduce “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola, due pietre miliari che hanno segnato la storia del cinema nazionale.
A coronare l’edizione, una retrospettiva dedicata a Paul Newman, un gigante del cinema, celebrata con ventiquattro film significativi, dall’intensa interpretazione di “Somebody Up There Likes Me” all’iconica “The Color of Money”.
L’evento sarà aperto da un videomessaggio della figlia, Claire Newman, testimoniando l’eredità indelebile di un attore che ha incarnato il mito americano.
Il Torino Film Festival si conferma così un punto di riferimento imprescindibile per gli appassionati di cinema, un viaggio emozionante alla scoperta di storie che parlano all’anima.







