“Vita da Carlo: L’Eredità” – Un Bilancio e una Nuova LezioneLa stagione conclusiva di “Vita da Carlo,” firmata da Carlo Verdone e Valerio Vestoso, giunge in esclusiva su Paramount+ non come un punto finale, ma come un’inversione di rotta.
L’episodio scatenante è stato un’incursione, giudicata inappropriata, in un dibattito culturale durante il Festival di Sanremo, che ha catapultato Verdone sotto i riflettori di una società sempre più sensibile alle dinamiche del politically correct.
La reazione immediata è stata quella del ritiro, un’autoimposizione all’esilio nella quiete di Nizza.
Tuttavia, un’offerta inaspettata – la cattedra di regia al prestigioso Centro Sperimentale di Cinematografia – lo costringe a un ritorno in patria, innescando un percorso di riflessione e di confronto.
La serie si configura come un’esplorazione del passaggio di testimone tra generazioni.
Verdone, catapultato in un ambiente dominato da ventenni immersi in una cultura profondamente influenzata dall’etica del politicamente corretto, si trova a navigare un mare di incomprensioni e a confrontarsi con una visione del mondo radicalmente diversa dalla sua.
La dinamica con Sergio Rubini, collega e antagonista segreto, intensifica ulteriormente la tensione, incarnando la frattura tra due epoche cinematografiche e culturali.
“Vita da Carlo: L’Eredità” non è solo un omaggio al padre di Verdone, dirigente del Centro Sperimentale, ma soprattutto un atto d’amore verso i giovani talenti che popolano il panorama cinematografico contemporaneo.
“C’è una generazione di attori ventenni di grande spessore che meritano spazio e riconoscimento,” sottolinea Verdone, esprimendo una profonda preoccupazione per l’eccessiva rigidità e la censura che rischiano di soffocare la creatività.
Il dibattito sul politically correct si fa ancora più pungente quando Verdone contesta l’assurdità di alcune pratiche linguistiche, come la sostituzione di termini consolidati con nuove denominazioni.
La sua critica si estende alla tendenza a cancellare figure storiche come Shakespeare, accusato di patriarcato, e a sminuire l’importanza della commedia all’italiana, pilastro del cinema nazionale fondato sulla provocazione e la trasgressione.
“Bisogna avere buonsenso,” esorta Verdone, denunciando una forma di “dittatura dell’intelligenza da salotto” che rischia di impoverire il dibattito culturale.
Il futuro, secondo Verdone, appare incerto.
La sua visione è offuscata da un senso di smarrimento e dalla difficoltà di comprendere le dinamiche che governano il mondo contemporaneo.
Tuttavia, anche in questo contesto di incertezza, “Vita da Carlo: L’Eredità” offre uno sguardo intimo e commovente sui drammi familiari.
Chicco e Maddalena si confrontano con le responsabilità genitoriali e le sfide del matrimonio; Annamaria e Sandra affrontano delusioni amorose; Giovanni ed Eva tornano dalla Nuova Zelanda con una rivelazione inaspettata.
La serie culmina in un toccante omaggio ad Alvaro Vitali, figura chiave nella carriera di Verdone, scomparso prematuramente.
La sua presenza, pur in forma onirica, è stata resa possibile grazie a un’abile scrittura che ha saputo preservarne la memoria e la ricchezza aneddotica.
“Era una biblioteca di storie incredibili,” ricorda Verdone, esprimendo un profondo senso di perdita e gratitudine.
Il cast, un caleidoscopio di talenti, arricchisce ulteriormente la trama, con Monica Guerritore, Antonio Bannò, Caterina De Angelis, Filippo Contri, Claudia Potenza, Maria Paiato, Maccio Capatonda, Francesca Fagnani, Renzo Rosso, Giovanni Veronesi, Vera Gemma, Roberto Citran, Aida Flix, Alex Badiglio, Tommaso D’Agata, Giada Benedetti, Adele Cammarata e Anastasija Kuzmina.
L’esperienza come sindaco di Roma per un giorno offre a Verdone un’occasione per riflettere sulle problematiche che affliggono la città, dalla gestione dei trasporti pubblici alla cura delle periferie, fino alle questioni legate all’edilizia e all’accessibilità urbana.
Un’occasione per denunciare le disuguaglianze e le mancanze che pesano sulla vita quotidiana dei cittadini.
Un impegno civico che si aggiunge alla sua attività artistica, confermando la sua capacità di interpretare e rappresentare la complessità del nostro tempo.





