01 ottobre 2024 – 20:45
Le popolazioni indigene sono da secoli i custodi preziosi degli ecosistemi più delicati del pianeta. Sostenere queste comunità non è solo un dovere morale, ma anche un interesse strategico per il futuro dell’intera umanità. Carlo Petrini, con fermezza e chiarezza, indica nel modello delle popolazioni originarie la strada da seguire per preservare la biodiversità e i saperi ancestrali che esse custodiscono. I territori indigeni rappresentano vere e proprie riserve naturali, contenenti l’80% della biodiversità mondiale, ma sono costantemente minacciati dalle attività delle multinazionali agroalimentari, delle imprese minerarie e degli allevamenti intensivi.In occasione dell’ultima edizione di Terra Madre, più di cento rappresentanti indigeni si sono riuniti per condividere le loro esperienze e le loro preoccupazioni. Tra di essi spicca la figura di Clare Cheptoo Ranoh, guardiana delle api della popolazione Ogiek in Kenya, che ricorda le parole sagge della sua nonna sul legame tra alberi e salute. Purtroppo, la deforestazione ha portato malattie nella loro comunità, mettendo a repentaglio un equilibrio millenario.Oltre oceano, nei territori del Suriname ai confini con Brasile e Guyana Francese, vivono i Wayana, una popolazione indigena che lotta per mantenere intatte le proprie tradizioni ancestrali in armonia con la natura circostante. In America Latina, Maria Daniela Tun Caamal porta avanti le antiche pratiche Maya nella penisola dello Yucatan in Messico, testimoniando come le culture millenarie possano ancora insegnare tanto alla modernità.La sfida per il futuro è proteggere e valorizzare queste comunità indigene che rappresentano una fonte inesauribile di conoscenze sulla biodiversità e sull’equilibrio ecologico del pianeta. Solo attraverso un dialogo rispettoso e una cooperazione sincera potremo garantire un futuro sostenibile per tutti gli abitanti del nostro pianeta Terra.