La democrazia è stata oltraggiata, e con essa il diritto dei cittadini calabresi ad essere rappresentati nel Parlamento. La rimozione forzata di Elisa Scutellà dall’incarico di parlamentare non solo offende la sovranità popolare, ma anche la fiducia riposta dai cittadini nei loro rappresentanti.La manipolazione delle regole elettorali per favorire un candidato “di famiglia” non è una novità, ma rappresenta un attacco diretto alla libertà di scelta del popolo. La nomina di tale individuo sembra essere stata condotta con il tacito consenso della maggioranza di governo a Roma, compromettendo ulteriormente l’indipendenza e la trasparenza dell’apparato istituzionale.La strategia di sostituire un rappresentante legittimamente eletto con uno sostenuto da una potente famiglia clientelare è una pratica che rischia di cancellare il principio della rappresentanza diretta e trasparente. Questa mossa non solo offende la democrazia, ma mette in discussione l’autonomia dei partiti politici e la responsabilità nei confronti del popolo.L’azione della maggioranza di governo a Roma sembra aver condotto a tale risultato senza tenere conto delle ricadute negative sul tessuto sociale e sulla credibilità delle istituzioni. La presunta intenzione di sostenere un candidato “di famiglia” rappresenta una grave minaccia all’equilibrio della vita politica, rendendo sempre più difficile per i partiti raggiungere un consenso reale e autentico con i loro elettori.La denuncia presentata non solo mira a evidenziare la mancata rispettazione delle regole democratiche, ma anche a sollecitare l’apertura di un dibattito pubblico sulle ricadute negative della clientela politica e dei sistemi oligarchici sulla vita istituzionale. La difesa incondizionata del diritto alla rappresentanza diretta e trasparente è essenziale per mantenere viva la speranza di democrazia e libertà dei cittadini calabresi e di tutta l’Italia.
Democrazia e clientelismo: una grave minaccia alla rappresentanza diretta e trasparente.
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