lunedì, 14 Luglio 2025
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Decreto Banco BPM, Bruxelles alza lo scudo: rischio di conflitto UE

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La Commissione Europea ha recentemente sollevato dubbi sulla conformità a diritto comunitario di un decreto emanato dal Governo italiano.

Il provvedimento, datato 18 aprile 2025, emanato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, si pone come un intervento normativo volto a definire specifici obblighi per la nuova entità risultante dalla fusione conseguente all’acquisizione di Banco BPM.
La comunicazione formale della Commissione, espressa in una lettera ufficiale, esprime un parere preliminare di incompatibilità.

In particolare, si evidenzia la potenziale violazione dell’articolo 21 del Regolamento UE sulle concentrazioni, un pilastro del sistema europeo di controllo delle operazioni di concentrazione che mira a garantire la concorrenza nel mercato interno.

Questo articolo disciplina le condizioni in cui le autorità nazionali possono imporre obblighi specifici a imprese che si fondono o vengono acquisite, al fine di mitigare potenziali effetti negativi sulla concorrenza.
Tuttavia, la contestazione non si limita a questa specifica disposizione.

La Commissione Europea, con una prospettiva più ampia, ha segnalato una potenziale violazione di altre disposizioni rilevanti del diritto dell’Unione Europea.

Questo suggerisce che l’intervento normativo italiano potrebbe generare ripercussioni più ampie, toccando principi fondamentali che regolano il funzionamento del mercato unico.

La questione cruciale risiede nel grado di intervento che lo Stato può esercitare su operazioni di concentrazione di rilevanza europea.
Il Regolamento UE sulle concentrazioni attribuisce alla Commissione Europea la competenza esclusiva per valutare le operazioni che potrebbero avere un impatto significativo sul mercato interno, garantendo un approccio uniforme e imparziale.

Gli obblighi imposti dal decreto italiano, qualora considerati eccessivi o non giustificati, potrebbero limitare la capacità della Commissione di svolgere il suo ruolo di garante della concorrenza.

Le implicazioni di questa disputa sono significative.

Da un lato, il Governo italiano potrebbe sostenere la legittimità del suo intervento, argomentando la necessità di tutelare interessi nazionali specifici, come la stabilità del sistema bancario o lo sviluppo di determinate aree geografiche.
Dall’altro, la Commissione Europea dovrà difendere l’integrità del sistema comunitario, assicurando che le decisioni nazionali non compromettano la libertà di concorrenza e l’unità del mercato interno.
La lettera della Commissione rappresenta quindi l’avvio di una fase di dialogo e chiarimenti.

L’Italia avrà l’opportunità di presentare le proprie argomentazioni e fornire giustificazioni per le misure adottate.

Solo successivamente la Commissione potrà formulare un parere definitivo, che potrebbe portare a una richiesta formale di adeguamento del decreto italiano o, al contrario, confermare la sua compatibilità con il diritto dell’Unione Europea.

L’esito di questa vicenda avrà un impatto significativo non solo sul futuro della nuova entità bancaria, ma anche sul delicato equilibrio tra sovranità nazionale e integrazione europea nel settore finanziario.

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