Il secondo trimestre del 2024 ha rivelato un’attenuazione nel dinamismo dell’economia italiana, con una crescita del Prodotto Interno Lordo che si è assestata all’unico decimo di punto percentuale. Questo dato, sebbene apparentemente modesto, riflette una tendenza preoccupante, segnalando una potenziale fragilità strutturale e un rallentamento più marcato previsto per i mesi a venire. L’incertezza geopolitica, l’inflazione persistente, sebbene in diminuzione, e l’evoluzione dei tassi di interesse internazionali rappresentano venti contrari che ne compromettono la ripresa.La proiezione per l’intero anno 2025 dipinge un quadro di crescita moderata, stimata intorno allo 0,6%. Tuttavia, questa cifra andrebbe interpretata con cautela, poiché l’apporto stimolato dagli investimenti finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta una componente significativa, pari a ben 0,4 punti percentuali. Questo suggerisce che la crescita intrinseca, quella generata dalla forza propulsiva del settore privato e dalla competitività delle imprese italiane, è sostanzialmente inferiore e più esposta alle turbolenze esterne.La dipendenza da fondi europei solleva interrogativi cruciali sulla sostenibilità a lungo termine della ripresa. Il PNRR, pur cruciale per modernizzare il Paese, non può essere considerato un palliativo. È fondamentale che le riforme strutturali promosse dal piano – riguardanti la giustizia, la pubblica amministrazione, il mercato del lavoro e il sistema fiscale – producano effetti duraturi, stimolando la produttività e favorendo un ambiente più favorevole agli investimenti nazionali e stranieri. Senza un’azione concertata e mirata in questi ambiti, il rischio è che, con la progressiva esaurimento dei fondi PNRR, la crescita economica subisca un brusco arresto.Inoltre, il rallentamento attuale evidenzia la necessità di una maggiore attenzione alla competitività del sistema produttivo italiano. L’innovazione tecnologica, la digitalizzazione delle imprese, la formazione di capitale umano qualificato e la semplificazione burocratica sono fattori imprescindibili per incrementare la produttività e affrontare le sfide di un mercato globale sempre più competitivo. L’aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo, incentivando la collaborazione tra università e imprese, dovrebbe essere una priorità strategica.Si rende inoltre necessario un’analisi approfondita delle debolezze del sistema finanziario italiano, con particolare attenzione al credito alle imprese, soprattutto alle piccole e medie imprese (PMI) che rappresentano la spina dorsale dell’economia nazionale. Un accesso al credito più agevole e condizioni finanziarie più favorevoli sono essenziali per sostenere gli investimenti, creare posti di lavoro e favorire la crescita economica.In conclusione, il rallentamento della crescita nel secondo trimestre del 2024 costituisce un campanello d’allarme che richiede un’azione politica e economica tempestiva e coordinata. La ripresa italiana non può dipendere esclusivamente da fattori esterni come i fondi europei. È imperativo promuovere riforme strutturali, stimolare l’innovazione, rafforzare la competitività e sostenere le imprese, creando le condizioni per una crescita sostenibile e duratura nel lungo periodo.