L’analisi del carico fiscale erariale nelle regioni del Sud Italia, con particolare attenzione all’addizionale regionale Irpef, rivela dinamiche territoriali complesse e significative disparità. Sebbene l’Irpef costituisca la principale fonte di finanziamento per gli enti locali, l’addizionale regionale, pur rappresentando una quota variabile, incide in maniera concreta sul reddito disponibile delle famiglie.Un esame comparativo delle aliquote applicate nel Mezzogiorno evidenzia come, in relazione a un reddito di 40.000 euro, le città di Salerno e Roma si posizionano in cima alla classifica delle maggiori pressioni fiscali. Questa circostanza è immediatamente seguita dalle realtà di Avellino e Napoli, che registrano un prelievo superiore a 1.400 euro. Queste città, pur presentando dinamiche economiche diverse, condividono l’onere di sostenere addizionali Irpef relativamente elevate, che riflettono le specifiche esigenze finanziarie delle amministrazioni regionali e comunali.Tuttavia, l’istantanea cambia radicalmente quando si considera la fascia di reddito più bassa, intorno ai 20.000 euro annui. In questo caso, Vibo Valentia emerge come la regione con il maggior impatto fiscale, superando le altre province. Questo dato suggerisce una potenziale correlazione tra la struttura demografica e produttiva del territorio vibonese e le scelte politiche in materia di tassazione, che, a parità di reddito, gravano in modo più rilevante.L’interpretazione di questi risultati richiede una visione d’insieme che tenga conto di molteplici fattori. Le addizionali Irpef non sono scelte arbitrarie, ma derivano da complessi equilibri tra necessità di finanziamento dei servizi pubblici essenziali, politiche redistributive e capacità di sviluppo economico locale. Le regioni con un tessuto economico più fragile, ad esempio, potrebbero necessitare di aliquote addizionali più alte per compensare la minore gettito derivante da altre imposte locali.Inoltre, l’impatto di queste addizionali non è distribuito uniformemente. Famiglie con redditi più bassi, pur avendo un peso relativo minore in termini assoluti, subiscono un impatto percentuale più significativo, con possibili ripercussioni sulla loro capacità di sostenere i costi della vita. La mobilità del lavoro, inoltre, può essere influenzata da differenze così marcate nel carico fiscale, con possibili effetti sulla competitività territoriale.L’analisi comparativa tra le province meridionali evidenzia quindi la necessità di una riflessione approfondita sulle politiche fiscali regionali, mirando a promuovere un sistema più equo, efficiente e sostenibile, capace di incentivare la crescita economica e ridurre le disuguaglianze territoriali. Un monitoraggio costante e trasparente delle aliquote addizionali, unitamente a una valutazione degli impatti socio-economici, si rivela essenziale per garantire un sistema fiscale che supporti lo sviluppo e il benessere di tutti i cittadini.