L’ondata di risorse finanziarie europee e nazionali destinate all’Italia nel periodo 2021-2027 rappresenta una sfida cruciale per il rilancio economico e la modernizzazione del Paese. Con un valore complessivo di 153 miliardi di euro, questi fondi, che includono sia i finanziamenti europei propri (FESR, FSE e JT, per circa 74 miliardi) sia quelli nazionali (oltre 78 miliardi), si configurano come un complemento strategico al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), sebbene con dinamiche di implementazione significativamente differenti.Il confronto con il PNRR rivela una lentezza nell’avanzamento degli impegni e dei pagamenti. Mentre il PNRR mostra un ritmo più sostenuto, i fondi di coesione europei e nazionali si trovano in una fase di avvio più complessa, caratterizzata da ritardi nell’approvazione dei programmi operativi a livello nazionale e regionale. L’accelerazione delle attività di programmazione, iniziate già nel 2019, è stata formalmente consacrata solo con l’approvazione dell’accordo di partenariato da parte della Commissione Europea nel luglio del 2022, seguita dalla definizione dei programmi nazionali e regionali nel corso del 2022 e 2023. Questo ritardo iniziale ha inevitabilmente impattato sulla capacità di attivare e spendere le risorse.Analizzando i dati specifici, emerge che gli impegni finanziari complessivi dei fondi europei si attestano a 13,5 miliardi di euro, corrispondenti al 18% del totale disponibile. I pagamenti effettivi, tuttavia, si limitano a 3,8 miliardi, rappresentando solo il 5% delle risorse assegnate. Questo divario tra impegni e pagamenti segnala una sfida strutturale: la necessità di snellire le procedure amministrative, migliorare la capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni a livello locale e regionale e garantire un’efficace gestione dei progetti finanziati.I fondi di coesione nazionali, pur disponendo di una dotazione significativa superiore a 78 miliardi, presentano dinamiche analoghe. Considerando gli accordi stipulati con le diverse regioni (escludendo Sardegna e Campania, a causa della loro recente adesione e quindi di dati non ancora consolidati), si riscontra un avanzamento degli impegni del 12,4% (pari a 2,56 miliardi di euro) e un tasso di pagamento del 4% (829,6 milioni di euro). Questi numeri sottolineano l’importanza di un monitoraggio costante e di un’azione correttiva tempestiva per evitare che i ritardi si accumulino e compromettono il raggiungimento degli obiettivi di programmazione.La complessità della gestione di questi ingenti capitali richiede un approccio integrato e partecipativo, che coinvolga attivamente le regioni, gli enti locali, le imprese e la società civile. Superare le criticità attuali e ottimizzare l’utilizzo di questi fondi rappresenta un’opportunità imperdibile per promuovere uno sviluppo territoriale equilibrato, innovativo e sostenibile, in grado di rafforzare la competitività del sistema Italia nel contesto europeo e globale. La capacità di tradurre queste risorse in risultati concreti dipenderà dalla prontezza nell’affrontare le sfide burocratiche, dalla capacità di creare sinergie tra i diversi attori coinvolti e dall’impegno a garantire la massima trasparenza e accountability nella gestione dei fondi.