giovedì, 19 Giugno 2025
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Riforma IRPEF: rischio drenaggio fiscale e inflazione.

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La recente riforma del sistema tributario italiano, con la cristallizzazione del taglio del cuneo fiscale e la riorganizzazione delle fasce di reddito Irpef, pur mirando a garantire una maggiore prevedibilità e a semplificare la gestione del sistema impositivo, introduce un’implicita vulnerabilità intrinseca: un’accentuata reattività dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche alle fluttuazioni inflazionistiche, con un impatto particolarmente rilevante per i redditi da lavoro dipendente.L’analisi dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, illustrata nel Rapporto sulla Politica di Bilancio, evidenzia come la nuova architettura dell’Irpef, caratterizzata da una progressività rafforzata, comporti un incremento del cosiddetto “drenaggio fiscale”. Questo fenomeno, in termini semplici, significa che una quota maggiore del reddito disponibile dei contribuenti viene assorbita dalle imposte.Il punto cruciale risiede nella combinazione di due fattori. Innanzitutto, la stabilizzazione del cuneo fiscale limita la possibilità di adeguare rapidamente le aliquote e le detrazioni in risposta all’inflazione. Questo significa che, con l’aumentare dei prezzi, il potere d’acquisto dei redditi rimane, in misura maggiore, incassato dalle imposte, riducendo la capacità di acquisto reale dei lavoratori. In secondo luogo, la maggiore progressività del sistema Irpef, benché miri a redistribuire il peso fiscale, amplifica questo effetto. Le fasce di reddito più elevate, pur continuando a contribuire in misura maggiore, vedono il proprio reddito netto eroso in modo più significativo a causa dell’inflazione, poiché una porzione crescente del loro reddito nominale ricade nelle fasce d’imposizione più gravose.È importante sottolineare che la progressività, per sua natura, è uno strumento di equità, ma in un contesto inflazionistico può diventare un amplificatore di difficoltà per i contribuenti, soprattutto quelli con redditi medio-alti che vedono il proprio reddito reale eroso più rapidamente.La situazione richiede un monitoraggio costante dell’andamento inflazionistico e una flessibilità interpretativa che permetta di mitigare, ove possibile, gli effetti negativi sui redditi più bassi e medi. Una possibile soluzione potrebbe consistere nell’introduzione di meccanismi di adeguamento automatico delle detrazioni o delle aliquote in funzione dell’inflazione, al fine di preservare il potere d’acquisto dei redditi e garantire la sostenibilità del sistema tributario nel lungo periodo. La rigidità introdotta dalla stabilizzazione, in definitiva, rende la manovra più vulnerabile alle dinamiche macroeconomiche e richiede un’attenta valutazione delle sue implicazioni sociali ed economiche.

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