Il contenzioso legale che contrappone Unicredit e il governo italiano, incentrato sull’esercizio del cosiddetto “golden power”, resta sospeso in attesa di una decisione del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio. L’udienza di discussione del ricorso presentato da Unicredito, contestante le limitazioni imposte dall’esecutivo in relazione alla sua manovra di acquisizione di Banco BPM, si è conclusa senza un verdetto immediato. Il TAR ha comunicato che la pubblicazione della sentenza è prevista entro il 16 luglio, lasciando aperta la possibilità di un’accelerazione dei tempi decisionali.L’incidente solleva questioni di rilevanza cruciale per la governance delle aziende quotate e per il ruolo dello Stato nell’economia. Il “golden power”, meccanismo introdotto per tutelare gli interessi nazionali, consente al governo di esercitare diritti speciali in operazioni societarie che coinvolgono settori strategici, come quello bancario. In questo caso, il governo ha imposto a Unicredit, in quanto acquirente di Banco BPM, una serie di condizioni restrittive volte a garantire la concorrenza e la stabilità del sistema finanziario.Il ricorso di Unicredit contesta la legittimità di tali limitazioni, argomentando che l’esercizio del golden power da parte del governo sarebbe eccessivamente invasivo e ingiustificato, pregiudicando la libertà di iniziativa economica e la capacità di Unicredit di operare in modo efficace sul mercato. L’istituto bancario sostiene che le condizioni imposte rendono l’acquisizione di Banco BPM meno appetibile e potenzialmente insostenibile.La decisione del TAR non solo determinerà l’esito del caso specifico, ma avrà anche un impatto significativo sull’interpretazione e sull’applicazione del golden power in futuro. Una sentenza a favore di Unicredit potrebbe restringere i poteri del governo in materia di controllo sulle operazioni societarie, mentre una decisione a favore dell’esecutivo confermerebbe la legittimità di un intervento più incisivo dello Stato per tutelare gli interessi nazionali.Il contenzioso evidenzia, inoltre, la crescente complessità del rapporto tra Stato e mercato in un contesto globale caratterizzato da forti tensioni geopolitiche e da una crescente attenzione alla sicurezza finanziaria. Il ruolo del golden power, e più in generale dei poteri di controllo statali, è destinato a rimanere al centro del dibattito politico ed economico, in un equilibrio delicato tra la tutela della competitività e la salvaguardia degli interessi pubblici. La sentenza del TAR del Lazio, dunque, si preannuncia come un punto di riferimento importante per definire i confini di tale equilibrio.