L’avvio di seduta a Piazza Affari si tinge di rosso, riflettendo un’onda di incertezza che investe i mercati finanziari europei.
Le rinnovate frizioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, lungi dall’attenuarsi, alimentano una narrativa di rischio che penalizza il FTSE MIB, che si attesta a 41.751 punti, cedendo l’1%.
Questo scenario, già di per sé preoccupante, si fa ancora più pesante per alcuni comparti specifici, evidenziando la frammentazione delle performance all’interno dell’indice.
Il settore automobilistico, trainato al ribasso da Stellantis (-4,15%), si configura come uno dei più vulnerabili, sottolineando la sensibilità delle case automobilistiche globali alle dinamiche geopolitiche e alle fluttuazioni dei costi delle materie prime.
Anche il comparto medicale, con Amplifon che subisce una contrazione significativa (-3,22%), e quello della difesa, rappresentato da Leonardo (-3%), risentono dell’aumento della percezione del rischio.
Buzzi e Prysmian, attive in settori industriali ad alta intensità di capitale, non sfuggono alla tendenza ribassista, segnalando un generale appiattimento della domanda e una crescente pressione sui margini.
Il settore bancario, fulcro dell’economia italiana, si trova ad affrontare una fase di particolare delicatezza.
L’Associazione Bancaria Italiana (ABI) ribadisce la disponibilità al dialogo con il governo, ma insiste sulla necessità di una soluzione condivisa e strutturale, come quella precedentemente raggiunta con l’anticipo di liquidità allo Stato diluita su più anni attraverso gli strumenti DTA (Debito Pubblico a Termine).
La ferma opposizione a ipotesi di tassazione straordinaria, sebbene miri a tutelare la solidità del sistema bancario, non riesce a contrastare la pressione al ribasso, con Banco BPM, Mediobanca, MPS e BPER che registrano performance negative.
Questa situazione riflette la complessità delle relazioni tra istituzioni finanziarie e potere esecutivo in un contesto economico incerto.
Sul fronte del debito sovrano, lo spread tra BTP e Bund rimane stabile a 81 punti, un indicatore che, pur non innescando allarmi immediati, denota una certa cautela degli investitori.
Il rendimento del decennale italiano, stabile al 3,4%, riflette la percezione di un rischio paese ancora presente, sebbene mitigato dalla politica monetaria della Banca Centrale Europea.
La divergenza tra i rendimenti dei decennali italiano, francese e tedesco sottolinea le differenze nelle performance economiche e nelle aspettative di inflazione dei diversi paesi dell’Eurozona.
Nonostante il quadro generale negativo, emergono alcune eccezioni positive.
Enel, Generali, Fineco e A2A, Snam e Terna mostrano una maggiore resilienza, guidate da fattori specifici, come la solidità dei fondamentali, la capacità di generare flussi di cassa stabili e la prospettiva di crescita a lungo termine.
Queste performance contrastanti evidenziano la necessità di un’analisi settoriale approfondita per comprendere le dinamiche sottostanti e identificare le opportunità di investimento in un mercato frammentato e volatile.
La capacità di discernere le aziende resilienti da quelle più vulnerabili sarà cruciale per navigare con successo in questo contesto di incertezza globale.





