A metà del 2025, il settore del commercio al dettaglio italiano presenta un quadro economico complesso, caratterizzato da segnali contrastanti che delineano un’evoluzione con delicate sfumature.
Le proiezioni dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) indicano una ripresa congiunturale per il mese di giugno, con un incremento sia in termini di valore (+0,6%) che di volume (+0,4%).
Tuttavia, questa crescita appare fragile, se considerata nel contesto di una performance tendenziale più debole.
Un’analisi più approfondita rivela dinamiche differenti a seconda delle tipologie di prodotto.
Il comparto dei beni alimentari si distingue per una performance robusta, segnando un aumento significativo in valore (+1,4% rispetto al mese precedente) e, in misura minore, in volume (+1,1%).
Questo dato riflette probabilmente una resilienza della domanda alimentare, influenzata da fattori come l’inflazione persistente sui beni primari e una certa propensione dei consumatori a privilegiare acquisti essenziali.
L’incremento del valore, superiore a quello del volume, suggerisce una tendenza all’aumento dei prezzi unitari, un fenomeno che erode parzialmente il potere d’acquisto delle famiglie.
Al contrario, i beni non alimentari mostrano una sostanziale stagnazione, con vendite che restano pressoché invariate rispetto al mese precedente.
Questa situazione riflette una crescente cautela da parte dei consumatori, che riducono gli acquisti di beni durevoli e non essenziali, forse anticipando incertezze economiche future o destinando il proprio reddito a spese più immediate e urgenti.
Osservando i dati su base tendenziale, a giugno si registra una crescita modesta in termini di valore (+1,0%), mascherata da una contrazione del volume (-0,7%).
Questa discrepanza evidenzia una compressione della domanda reale, in quanto i consumatori acquistano meno quantità di beni, nonostante l’aumento dei prezzi.
Il comparto alimentare, a livello tendenziale, mostra un’accelerazione della crescita in valore (+2,8%), sebbene questa sia controbilanciata da una flessione del volume (-0,3%).
La dinamica è interpretata come un riflesso dell’aumento dei costi di produzione e distribuzione, che si ripercuotono sui prezzi finali.
La diminuzione del volume suggerisce che, nonostante l’incremento dei prezzi, i consumatori stanno cercando di moderare le proprie quantità di acquisto.
Infine, i beni non alimentari registrano una performance negativa, con cali sia in termini di valore (-0,3%) che di volume (-0,9%).
Questa tendenza è particolarmente preoccupante, in quanto indica un indebolimento della domanda di beni discrezionali, un indicatore chiave della fiducia dei consumatori e della salute dell’economia nel suo complesso.
La contrazione simultanea di valore e volume riflette una diminuzione generalizzata degli acquisti e una potenziale perdita di attrattiva di questi prodotti sul mercato.
Ulteriori analisi saranno necessarie per comprendere appieno le cause di questa tendenza e per valutare le prospettive future del commercio al dettaglio non alimentare.