Il mese di settembre 2025 segna una pausa nel dinamismo del commercio al dettaglio italiano, come evidenziato dai dati Istat che rivelano una contrazione congiunturale delle vendite.
Il calo, misurato sia in termini di valore che di volume, si attesta allo 0,5% rispetto al mese di agosto, suggerendo un raffreddamento della spesa dei consumatori.
Analisi più approfondite rivelano una dinamica differenziata tra i diversi comparti merceologici.
I beni alimentari, tradizionalmente un pilastro del consumo interno, mostrano una flessione contenuta (-0,4% in valore e -0,5% in volume), indicando una resilienza relativa in questo settore, forse legata a una minore sensibilità dei prezzi alimentari all’inflazione o a cambiamenti nelle abitudini di acquisto verso prodotti più essenziali.
Tuttavia, la contrazione è più marcata nel settore dei beni non alimentari, con una diminuzione dello 0,5% in valore e dello 0,6% in volume.
Questo dato potrebbe riflettere una maggiore attenzione da parte dei consumatori a rimandare acquisti non prioritari, o una preferenza per alternative più economiche, o ancora l’impatto di fattori esterni come l’incertezza economica globale che induce una maggiore prudenza nelle scelte di spesa.
Considerando la prospettiva temporale più ampia, ovvero il confronto con lo stesso mese dell’anno precedente, il quadro assume sfumature diverse.
Si registra infatti una variazione positiva dello 0,5% in valore delle vendite al dettaglio, segno che, nel complesso, il commercio mantiene una certa vitalità.
Tuttavia, l’andamento del volume di vendite dipinge un quadro più complesso: una diminuzione dell’1,4% suggerisce che l’aumento del valore delle vendite è parzialmente frutto di un incremento dei prezzi, piuttosto che di un effettivo aumento della quantità di beni acquistati.
Il dettaglio per tipologia di bene rivela ulteriori spunti di riflessione.
I beni alimentari, pur in crescita in termini di valore (+1,5%), continuano a subire una contrazione del volume (-1,8%), evidenziando una dinamica simile a quella osservata nel confronto mensile, dove il peso dei prezzi sembra compensare, in parte, la diminuzione delle quantità vendute.
La diminuzione sia in valore che in volume dei beni non alimentari, seppur più contenuta rispetto all’andamento generale, suggerisce una riduzione dell’entusiasmo dei consumatori verso acquisti di beni durevoli o di abbigliamento, forse legata a una maggiore propensione al risparmio o a un cambiamento nelle priorità di spesa.
In conclusione, i dati di settembre 2025 delineano un quadro di rallentamento del commercio al dettaglio, con una complessità interpretativa che richiede un’analisi più approfondita dei fattori sottostanti.
L’incertezza economica, le dinamiche inflazionistiche e le mutate abitudini di acquisto dei consumatori sembrano giocare un ruolo determinante, richiedendo ai vertici del settore una strategia di adattamento agile e mirata per affrontare le sfide future.
L’evoluzione dei prossimi mesi sarà cruciale per comprendere la sostenibilità di questa fase di transizione e per individuare le opportunità di crescita nel panorama commerciale italiano.







