martedì 9 Settembre 2025
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Controlli fiscali in Italia: solo 1 su 70 sotto esame. Un problema strutturale.

L’effettiva portata dei controlli fiscali esercitati sul tessuto economico italiano rivela una criticità di sistemica rilevanza.
Un’analisi puntuale evidenzia che, in media, meno dell’1,4% delle imprese e delle attività professionali viene sottoposta a un’ispezione approfondita in un singolo anno.
Questa percentuale, traducendosi in termini operativi, significa che, di tutte le entità economiche nel loro complesso, solo una su settanta beneficia – o subisce – un esame dettagliato da parte dell’amministrazione finanziaria.
La disparità tra il potenziale numero di verifiche auspicabili e quelle effettivamente realizzate genera una latenza temporale sconcertante.

Estrapolando questi dati, si calcola che, mantenendo il ritmo attuale, il completamento di una rotazione completa di controlli sostanziali su tutte le attività produttive richiederebbe un arco temporale di ben settanta anni.
Questo dato non è meramente statistico; esso riflette un problema strutturale più ampio che impatta sulla percezione di equità del sistema fiscale e sulla sua capacità di garantire la conformità.
La rarefazione dei controlli può incentivare comportamenti elusivi, creando un divario tra coloro che adempiono scrupolosamente ai propri obblighi e coloro che, consapevolmente o meno, vi sottraggono.

La situazione è aggravata da una serie di fattori.

Innanzitutto, la complessità crescente della legislazione fiscale, spesso oggetto di continue modifiche, rende difficile per le imprese orientarsi e adempiere correttamente, aumentando il rischio di errori involontari.

In secondo luogo, l’utilizzo sempre più sofisticato di strumenti finanziari e tecniche di pianificazione fiscale, a volte al limite della legalità, richiede competenze specialistiche da parte degli organi di controllo, che spesso non sono sufficientemente disponibili o aggiornate.
Infine, la pressione sulla riduzione del personale dedicato all’attività di controllo, giustificata da esigenze di contenimento della spesa pubblica, contribuisce a ridurre ulteriormente la capacità di effettuare verifiche approfondite.
La conseguente percezione di impunità, alimentata dalla scarsa probabilità di essere controllati, può minare la fiducia dei contribuenti nel sistema fiscale e favorire l’evasione, con ripercussioni negative sulla capacità dello Stato di finanziare servizi pubblici essenziali e di garantire la coesione sociale.
È dunque imperativo ripensare l’approccio alla verifica fiscale, privilegiando l’utilizzo di strumenti di analisi del rischio basati sui dati, l’adozione di tecnologie innovative per l’elaborazione e l’analisi delle informazioni, e una maggiore specializzazione del personale dedicato al controllo, con particolare attenzione alle aree ad alta vulnerabilità e alle nuove forme di economia digitale.

Un sistema fiscale efficace non è solo una questione di regole, ma anche, e soprattutto, di credibilità e di percezione di equità.

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