mercoledì 23 Luglio 2025
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Dazi USA e Euro debole: rischio -6% per l’export italiano

L’introduzione di dazi doganali al 30% da parte degli Stati Uniti, unita alla recente svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro, proietta un ombreggiatura significativa sull’economia italiana, con implicazioni potenzialmente destabilizzanti per il settore manifatturiero e per la crescita complessiva.

Secondo le proiezioni del centro studi di Confindustria, un simile scenario commerciale potrebbe comportare una contrazione delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti di circa 38 miliardi di euro.
Questa riduzione, che equivale al 58% delle vendite attuali destinate al mercato statunitense, incidereerebbe per il 6,0% sull’intero volume di esportazioni italiane e, considerando le complesse catene del valore e gli effetti indiretti, per il 4,0% sulla produzione industriale nazionale.

L’impatto netto su tale scenario, sebbene pesante, non si tradurrebbe in un crollo assoluto.

La resilienza dell’economia italiana risiede nella capacità degli esportatori di diversificare le proprie strategie, individuando nuovi mercati di sbocco e puntando su elementi di differenziazione che vadano oltre la mera competizione sui prezzi: qualità superiore, innovazione, servizi personalizzati e sostenibilità.

Tuttavia, anche con tali sforzi di mitigazione, il centro studi prevede una diminuzione dello 0,8% del Prodotto Interno Lordo italiano entro il 2027, rispetto a uno scenario di crescita basico, delineando un rallentamento nella traiettoria dello sviluppo economico.

La congiuntura attuale, come descritta nell’analisi mensile “Congiuntura Flash,” è caratterizzata da un crescente livello di incertezza e da un’erosione della fiducia imprenditoriale, esacerbati dagli annunci relativi ai dazi statunitensi.
La svalutazione del dollaro, unitamente a tale contesto, crea premesse sfavorevoli per l’export, la spesa dei consumatori e gli investimenti.
L’industria italiana, in particolare, sembra imprigionata in una fase di stagnazione nel secondo trimestre, mentre il settore dei servizi registra una crescita marginale e insufficiente a compensare.

Nonostante lo scenario prevalentemente negativo, emergono alcuni segnali di speranza: il parziale raffreddamento dei prezzi del petrolio e l’aspettativa di una riduzione dei tassi di interesse nell’Eurozona offrono un margine di manovra per la politica monetaria e potrebbero contribuire a contenere l’inflazione, sebbene in modo limitato.

La sfida cruciale per l’Italia, pertanto, risiede nella capacità di navigare in questo contesto complesso, sfruttando le opportunità offerte dalla politica monetaria e concentrandosi sulla resilienza e sull’innovazione del tessuto produttivo per minimizzare l’impatto delle tensioni commerciali e prepararsi a una crescita più sostenibile nel medio termine.

L’analisi accurata dei rischi geopolitici e lo sviluppo di strategie di adattamento proattive divengono imperativi strategici per il futuro economico del paese.

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