mercoledì 8 Ottobre 2025
12.4 C
Rome

Disagio sociale in crescita: Confcommercio lancia l’allarme.

L’indice di disagio sociale elaborato da Confcommercio, un barometro della percezione di difficoltà economiche e sociali diffuse, ha registrato a settembre un incremento a 10,3 punti, segnando un rialzo di 0,3 unità rispetto al mese precedente e raggiungendo livelli non osservati da gennaio 2025.
Questa variazione, apparentemente modesta, riflette una dinamica più complessa, caratterizzata da una persistente pressione inflattiva e da una dinamica contrastata del mercato del lavoro.
L’accelerazione dell’inflazione, registrata al 2,7% su beni e servizi di prima necessità – articoli che entrano frequentemente nel paniere di consumo delle famiglie – rappresenta il motore principale di questo aumento.

Questa crescita, superiore al 2,3% rilevato ad agosto, erode il potere d’acquisto delle famiglie, particolarmente quelle a basso reddito, rendendo più difficile sostenere le spese essenziali.
L’impatto è amplificato dalla percezione di un aumento generalizzato dei prezzi, che alimenta un circolo vizioso di aspettative inflazionistiche e richieste salariali.

Contemporaneamente, il mercato del lavoro mostra segnali contrastanti.
Sebbene la disoccupazione estesa (un indicatore che considera anche persone in cerca di lavoro da tempo o scoraggiate) abbia subito una leggera riduzione, attestandosi al 6,5%, questa diminuzione non è sufficiente a compensare gli effetti negativi dell’inflazione sul reddito disponibile.

La qualità dell’occupazione, con un aumento di contratti a termine e part-time involontario, e la stagnazione dei salari reali (cioè al netto dell’inflazione) contribuiscono a mantenere alta la percezione di precarietà e incertezza economica.
Confcommercio sottolinea che questo lieve incremento dell’indice non altera la tendenza generale di sostanziale stabilizzazione osservata da quasi un anno.
Tuttavia, la persistenza di un disagio sociale elevato suggerisce che le condizioni economiche rimangono fragili e vulnerabili a shock esterni, come ulteriori aumenti dei prezzi dell’energia o tensioni geopolitiche.

La stabilizzazione dell’indice, infatti, non implica un miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie, ma semplicemente una mancanza di deterioramento significativo.

In questo contesto, misure mirate a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie, a promuovere l’occupazione di qualità e a contenere l’inflazione diventano imperativi.
Politiche che favoriscano la crescita dei salari reali, che incentivino gli investimenti produttivi e che tutelino i consumatori dalle pratiche commerciali aggressive appaiono cruciali per attenuare il disagio sociale e gettare le basi per una ripresa economica sostenibile e inclusiva.

Il monitoraggio costante dell’indice di disagio sociale e la capacità di rispondere prontamente alle sue variazioni rappresentano strumenti essenziali per orientare le scelte politiche e per mitigare i rischi di un deterioramento delle condizioni di vita delle famiglie italiane.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -