L’Europa si trova a navigare in acque agitate, confrontata con un panorama globale in rapida trasformazione e sfide inedite che mettono a dura prova la sua coesione e la sua capacità di agire.
Lungi dall’essere un attacco frontale, si tratta di una pressione multiforme, un’erosione costante che agisce su diversi fronti: dalle tensioni geopolitiche, acuite da conflitti internazionali, alla competizione economica sempre più serrata, passando per le migrazioni, il cambiamento climatico e le crescenti disuguaglianze sociali.
La risposta europea, fino ad oggi, ha mostrato una certa frammentazione, una difficoltà a superare le resistenze nazionali e a formulare una politica estera realmente efficace e condivisa.
In questo contesto, la riflessione di Mario Draghi, figura di spicco nel dibattito europeo e insignito del Premio Princesa de Asturias per la Cooperazione Internazionale, assume particolare rilevanza.
Il suo intervento, pronunciato ad Oviedo, non si limita a una celebrazione del passato, ma si proietta verso un futuro incerto, delineando un percorso potenzialmente salvifico per l’Unione Europea.
Draghi non propone un federalismo utopico, un’imposizione dall’alto di strutture sovranazionali, bensì un federalismo pragmatico, fondato sulla concretezza e sull’efficacia.
Si tratta di un approccio che riconosce la diversità delle nazioni europee, rispettandone le specificità culturali e politiche, ma che al contempo impone la necessità di una maggiore integrazione su temi strategici.
Questi temi, cruciali per la sopravvivenza e il progresso dell’Europa, includono la difesa, l’energia, la tecnologia, la sanità e la gestione delle crisi.
In questi ambiti, una governance sovranazionale, capace di superare i confini nazionali e di agire in modo coordinato, si rivela non solo auspicabile, ma indispensabile.
L’integrazione pragmatica, teorizzata da Draghi, implica una ridefinizione dei ruoli e delle competenze, una maggiore flessibilità nelle procedure decisionali e una più ampia condivisione delle risorse.
Richiede, inoltre, un forte impegno politico da parte dei leader europei, capaci di mettere da parte i particolarismi nazionali e di agire nell’interesse comune.
L’onorificenza ricevuta a Oviedo testimonia il riconoscimento del ruolo di Draghi come difensore dell’integrazione europea e promotore della cooperazione internazionale.
La sua visione, lungi dall’essere un’imposizione, rappresenta un invito alla riflessione, un appello a superare le inerzie del passato e a costruire un’Europa più forte, più resiliente e più capace di affrontare le sfide del futuro.
La sfida, oggi, è trasformare questa visione in realtà, concretizzando un federalismo pragmatico che possa garantire la prosperità e la sicurezza dell’Europa nel XXI secolo.







