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Economia italiana: segnali di risveglio tra fragilità e incertezze.

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Il Rapporto sulla congiuntura di Confcommercio, analizzando i dati del quarto trimestre e proiettando le traiettorie future, segnala un’economia italiana che, pur navigando in acque ancora incerte, mostra segnali inequivocabili di un graduale risveglio.
Le proiezioni, che prevedono una crescita del Prodotto Interno Lordo dello 0,6% nel 2025 e dell’1% nel 2026, rappresentano un segnale di speranza, seppur temperato da una profonda consapevolezza delle fragilità strutturali che ancora affliggono il tessuto economico nazionale.
L’analisi di Confcommercio dipinge un quadro complesso, dove la tenuta del settore turistico, con una domanda che sembra finalmente estendersi anche ai consumatori italiani, e la dinamica occupazionale, sebbene in fase di rallentamento dopo aver toccato vette significative, coesistono con una persistente debolezza dei consumi e un’industria manifatturiera priva di una direzione di marcia chiara.
Questa ambivalenza riflette le molteplici pressioni che gravano sull’economia italiana: l’inflazione persistente, seppure in diminuzione, l’aumento dei tassi di interesse e l’incertezza geopolitica globale, tutti fattori che contribuiscono a frenare gli investimenti e a deprimere la domanda interna.

L’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) a novembre 2025, con una crescita stimata dello 0,1% rispetto all’anno precedente, è emblematico di questa dicotomia.
La contrazione della spesa per beni durevoli (-0,3%) evidenzia la cautela dei consumatori, che rimandano gli acquisti importanti, mentre la crescita della spesa per servizi (1,3%) suggerisce una propensione a privilegiare esperienze e servizi, probabilmente legata a una maggiore propensione al risparmio da parte delle famiglie.
La lieve ripresa della domanda, consolidata dallo 0,6% di crescita stimata, e la conseguente evoluzione positiva dell’ICC, suggeriscono che l’economia potrebbe aver superato la fase più acuta della recessione, aprendo la strada a un futuro, seppur incerto, di graduale ripresa.
Questa interpretazione autorizza un moderato ottimismo riguardo ai consumi natalizi e alle prospettive del 2026, ma sottolinea con forza la necessità di politiche economiche mirate a sostenere la ripresa e a mitigare i rischi.

È cruciale, infatti, che le misure adottate dal governo e dalle istituzioni si concentrino non solo sull’incentivazione della domanda, ma anche sulla risoluzione delle criticità strutturali che frenano la competitività del sistema produttivo italiano.

Investimenti in innovazione, digitalizzazione, formazione professionale e infrastrutture, insieme a riforme che favoriscano la semplificazione burocratica e la riduzione del costo del lavoro, sono elementi imprescindibili per consolidare la ripresa e per creare le condizioni per una crescita sostenibile nel lungo periodo.
Solo così sarà possibile trasformare i segnali positivi attuali in una ripresa solida e duratura, in grado di generare benessere per tutti i cittadini italiani.

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