L’operazione di potenziale fusione tra Banco BPM e Crédit Agricole Italia solleva interrogativi profondi e preoccupazioni concrete per il tessuto economico e sociale del nostro Paese.
La First Cisl, con una visione lungimirante, esprime un allarme giustificato, non solo per i numeri apparenti, ma per le implicazioni sistemiche che una simile aggregazione potrebbe generare.
Si tratta di analizzare non solo la sopravvivenza di filiali e posti di lavoro, ma di considerare il destino di un modello bancario che, in un contesto di crescente digitalizzazione e concentrazione finanziaria, rischia di svanire.
La presenza capillare di Banco BPM, radicata nel territorio e spesso punto di riferimento per comunità e piccole imprese, si confronta con una realtà finanziaria globale, dove l’efficienza e la redditività diventano imperativi che possono sacrificare la prossimità e la personalizzazione del servizio.
La perdita di centinaia di filiali non è un dato isolato; rappresenta un colpo al cuore delle aree interne e periferiche, dove la banca spesso è l’unico presidio di servizi finanziari essenziali.
Un’operazione di questo tipo rischia di acuire il divario territoriale, creando isole finanziarie prive di accesso al credito e gravando su comunità già fragili.
I tagli all’occupazione, inevitabili in una fase di razionalizzazione delle risorse, non sono semplicemente numeri da bilanciare; sono vite, famiglie, competenze preziose che potrebbero essere disperse in un mercato del lavoro già provato.
La perdita di know-how locale e la dislocazione di personale qualificato rischiano di impoverire il capitale umano del Paese, compromettendo la capacità di innovazione e la resilienza delle comunità.
La First Cisl non si oppone a priori alle operazioni di aggregazione bancaria, ma sollecita un’attenta valutazione, un’analisi approfondita dell’impatto sociale e territoriale, e l’adozione di misure concrete per mitigare le conseguenze negative.
È necessario garantire che la tutela del posto di lavoro sia una priorità assoluta e che la presenza fisica delle banche rimanga un fattore di sviluppo e di coesione sociale.
Si chiede, pertanto, un’attenzione particolare da parte delle istituzioni, un dialogo costruttivo con le parti sociali, e un impegno a definire un piano industriale che tenga conto del bene comune e della sostenibilitàLa sfida è evitare che la profitti, una tutela del posto di lavoro sia una priorità.






