Il culmine della Conferenza Climatica COP30 di Belém ha visto l’approvazione, con consenso universale, del “Global Mutirão”, un accordo politico che radica le sue fondamenta nella millenaria saggezza del *mutirão*, pratica comunitaria brasiliana che incarna la collaborazione collettiva per il raggiungimento di un obiettivo condiviso.
Questo storico momento, frutto di un percorso negoziale estenuante, protrattosi per quattordici giorni e culminato in una maratona notturna di revisioni e compromessi, ha visto l’adesione di quasi duecento nazioni, testimoniando un’aspirazione globale alla resilienza e alla cooperazione climatica.
Il Global Mutirão non si limita ad essere una dichiarazione di intenti; si configura come un nuovo paradigma di azione climatica, che sposta l’attenzione dalla singola responsabilità nazionale a un impegno condiviso e interdipendente.
Si tratta di un riconoscimento implicito della natura transnazionale del cambiamento climatico e della necessità di abbandonare logiche competitive a favore di un’azione coordinata e solidale.
L’adozione del termine *mutirão* è particolarmente significativa.
Esso evoca un’immagine di comunità che si uniscono spontaneamente per affrontare una sfida, mettendo a disposizione le proprie risorse, competenze e sforzi.
Questa pratica, profondamente radicata nella cultura brasiliana e indigena, trasmette un senso di responsabilità collettiva, di fiducia reciproca e di impegno a lungo termine, elementi spesso assenti nelle convenzioni internazionali del passato.
L’assenza degli Stati Uniti, pur rappresentando una nota di disappunto, non diminuisce la portata dell’accordo.
Al contrario, sottolinea l’emergere di un nuovo ordine globale, dove la leadership climatica non è più appannaggio esclusivo delle economie più industrializzate, ma è distribuita tra un numero crescente di paesi, soprattutto quelli più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico.
Il Global Mutirão introduce concetti chiave, tra cui la “responsabilità differenziata” – il riconoscimento che i paesi industrializzati hanno una responsabilità maggiore nell’affrontare il cambiamento climatico a causa del loro contributo storico alle emissioni – e il “finanziamento per la perdita e il danno”, un meccanismo volto a compensare i paesi in via di sviluppo per i danni irreparabili causati dagli eventi climatici estremi.
L’accordo enfatizza inoltre l’importanza di integrare le conoscenze tradizionali e il sapere ancestrale delle popolazioni indigene e locali nella definizione delle strategie di adattamento e mitigazione del cambiamento climatico.
Questo approccio olistico riconosce che le soluzioni più efficaci sono spesso quelle che tengono conto della complessità degli ecosistemi e delle culture locali.
Il Global Mutirão non è un punto di arrivo, ma l’inizio di un percorso impegnativo.
La sua reale efficacia dipenderà dalla volontà dei paesi partecipanti di tradurre gli impegni presi in azioni concrete, rafforzando la cooperazione internazionale e garantendo che il peso del cambiamento climatico sia equamente distribuito tra tutti.
Il futuro del pianeta, come il *mutirão* stesso, richiede l’impegno, la dedizione e la collaborazione di tutti.





