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mercoledì 12 Novembre 2025

Imposta sui pacchi extra UE: la mossa del governo.

L’attenzione del governo si concentra ora su un’inedita strategia fiscale per affrontare le sfide poste dal crescente commercio online transfrontaliero, in particolare quello proveniente da mercati extra-UE.
Le indiscrezioni che trapelano da ambienti governativi indicano una possibile introduzione di una nuova imposta sui pacchi postali provenienti da paesi al di fuori dell’Unione Europea.
La proposta, apparentemente pragmatica e sostenuta anche a livello ministeriale, rappresenta un tentativo di bilanciare la necessità di tutelare l’economia nazionale con la crescente popolarità di piattaforme di e-commerce globali.

Inizialmente, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) aveva considerato l’inserimento di tale misura all’interno del disegno di legge concorrenza, in un’ottica più ampia di contrasto al fenomeno del “fast fashion” e delle pratiche commerciali aggressive di colossi cinesi come Shein e Temu.

L’obiettivo era di inquadrare l’imposta come uno strumento per livellare il campo di gioco, penalizzando aziende che spesso beneficiano di costi di produzione inferiori e di schemi fiscali differenti.
Tuttavia, vincoli temporali e di fattibilità legislativa hanno reso impraticabile l’inserimento immediato della tassa nel suddetto disegno di legge.
Ciò non ha smorzato l’interesse del governo, che ora valuta l’introduzione della misura all’interno della prossima manovra finanziaria.
L’imposta sui pacchi postali extra UE solleva diverse implicazioni complesse.

Innanzitutto, implica una revisione delle dinamiche commerciali online, dove la logistica e i costi di spedizione giocano un ruolo cruciale nella competitività dei prodotti.
Un’imposta di questo tipo potrebbe, in teoria, aumentare il costo dei prodotti importati, rendendo più competitive le merci prodotte localmente o all’interno dell’Unione Europea.
Tuttavia, l’impatto non sarebbe uniforme.

Piccoli venditori e privati che importano prodotti per uso personale potrebbero essere penalizzati, così come i consumatori, che vedrebbero aumentare il costo dei loro acquisti online.

Inoltre, l’introduzione di una misura di questo tipo potrebbe innescare reazioni a catena, con possibili ritorsioni commerciali da parte dei paesi esportatori.
La decisione finale richiederà un’attenta valutazione dei potenziali benefici economici, delle implicazioni sociali e delle ripercussioni geopolitiche.

Sarà fondamentale trovare un equilibrio che tuteli gli interessi nazionali senza compromettere la libertà di commercio e la competitività delle imprese italiane.

La manovra finanziaria rappresenta ora un’opportunità cruciale per definire il futuro di questa politica commerciale, con possibili conseguenze significative per l’economia e i consumatori.

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