La narrazione ufficiale si fa sempre più distante dalla realtà vissuta, erigendo un velo di ottimismo forzato che oscura le crepe profonde del tessuto sociale.
Si sta assistendo a una dissonanza sempre più marcata tra le dichiarazioni governative e l’esperienza quotidiana dei cittadini, un divario che alimenta sospetti e alimenta la percezione di una manipolazione dell’informazione.
Non si tratta di una semplice questione di disaccordo politico, ma di una distanza emotiva e materiale che mina la fiducia nelle istituzioni e nel processo democratico stesso.
Il leader della CGIL, Maurizio Landini, durante la manifestazione unitaria a Firenze, ha efficacemente denunciato questa deriva, sollevando un monito urgente: è imperativo dare voce al “paese reale”, a quella parte della popolazione che si trova ad affrontare quotidianamente difficoltà crescenti, a fronte di un quadro economico presentato come roseo e prospero.
La retorica del tutto bene, pervasiva e insistente, si scontra brutalmente con la precarietà del lavoro, l’aumento del costo della vita, la diminuzione del potere d’acquisto e la crescente disuguaglianza sociale.
Questa distanza tra la narrazione ufficiale e la realtà concreta non è un fenomeno nuovo, ma si è intensificata in un contesto di crisi economiche, sociali e sanitarie globali, acuite da scelte politiche spesso orientate a interessi particolari piuttosto che al bene comune.
La manifestazione e lo sciopero generale proclamato dalla CGIL rappresentano un atto di resistenza, un tentativo di riappropriarsi della capacità di raccontare la propria storia, di denunciare le ingiustizie e di rivendicare il diritto a un futuro dignitoso.
La critica non si limita alla sola manovra economica, ma si estende a un modello di sviluppo che sembra aver perso di vista le esigenze fondamentali dei lavoratori e delle famiglie.
È necessario un cambiamento di paradigma, un ritorno a politiche che mettano al centro la persona, il lavoro, la solidarietà e la sostenibilità.
Il silenzio è complice, la denuncia è dovere.
Dare voce al paese reale significa restituire dignità a chi si sente escluso, invisibile, dimenticato.
Significa costruire un futuro più equo, giusto e solidale per tutti.
Il diritto a raccontare la propria verità è un pilastro della democrazia e un dovere civico imprescindibile.





