Nel panorama economico in rapida evoluzione del 2025, un’inquietante disconnessione emerge tra le esigenze del mercato del lavoro e la disponibilità di profili professionali specializzati.
Un’analisi approfondita rivela un dato preoccupante: circa la metà dei laureati e dei diplomati provenienti dai percorsi ITS (Istituti Tecnici Superiori), che rappresentano una risorsa strategica per le aziende in settori ad alta intensità tecnologica, risulta sostanzialmente “introvabile” per le imprese.
Questa carenza di competenze non è un mero squilibrio numerico, ma riflette una profonda crisi di allineamento tra i programmi formativi e le reali necessità del mondo del lavoro.
L’accelerazione tecnologica, l’avvento dell’intelligenza artificiale, la transizione verso un’economia digitale e la crescente importanza della sostenibilità ambientale stanno plasmando un mercato del lavoro in costante mutamento.
Le aziende, per rimanere competitive, necessitano di figure professionali con competenze specifiche e aggiornate, capaci di affrontare sfide complesse e di operare in contesti dinamici.
I percorsi ITS, nati proprio per colmare questo divario, offrono una formazione pratica e orientata al mondo del lavoro, focalizzata su competenze tecniche avanzate e su una solida base teorica.
Tuttavia, la loro efficacia è compromessa dalla difficoltà a mantenere un passo costante con l’evoluzione delle tecnologie e delle esigenze aziendali.
Le ragioni di questa “introvabilità” sono molteplici.
Innanzitutto, i programmi di studio, sebbene progettati in collaborazione con le aziende, spesso faticano ad incorporare le ultime innovazioni e a prevedere le competenze emergenti.
Inoltre, la rapida obsolescenza delle tecnologie richiede un aggiornamento continuo dei curricula, un processo complesso che coinvolge docenti, aziende e enti di formazione.
Un altro fattore cruciale è legato alla dimensione stessa degli ITS.
Sebbene la loro crescita sia incoraggiante, il numero di diplomati prodotti rimane insufficiente a soddisfare la domanda del mercato.
L’ampliamento dell’offerta formativa, tuttavia, deve essere accompagnato da un investimento mirato nella qualità dell’insegnamento e nella dotazione di laboratori e attrezzature all’avanguardia.
L’introvabilità di questi profili non impatta negativamente solamente le aziende, ma rallenta anche la crescita economica e l’innovazione.
Le imprese si trovano costrette a rinviare progetti, ad assumere personale meno qualificato o a ricorrere a soluzioni costose come l’esternalizzazione.
La soluzione a questa problematica richiede un approccio integrato e proattivo.
È necessario rafforzare la collaborazione tra istituzioni formative, aziende e enti di ricerca, per definire in modo condiviso le competenze richieste dal mercato.
Occorre incentivare la formazione continua e l’aggiornamento professionale dei docenti, per garantire che i programmi di studio siano sempre allineati alle esigenze del mondo del lavoro.
Infine, è fondamentale promuovere l’importanza dei percorsi ITS tra i giovani, per aumentare il numero di studenti interessati a intraprendere queste carriere specialistiche.
Il futuro del nostro sistema economico dipende dalla nostra capacità di formare e attrarre i talenti di cui abbiamo bisogno.





